(ANSAmed) - TUNISI, 08 SET - Ci fu un tempo, agli inizi del
Novecento, in cui gli italiani in Tunisia arrivarono a toccare
la quota delle 100.000 presenze. In Tunisia si verifico' in quel
periodo una sorta di migrazione al contrario. Ce la raccontano
in un libro intitolato ''Memorie e racconti del mediterraneo -
Storia dell'emigrazione siciliana in Tunisia tra il XIX e XX
secolo'' a cura di MC Editions (in italiano e francese) Alfonso
Campisi, professore ordinario di Filologia romanza
all'Università de la Manouba in Tunisia e Flaviano Pisanelli,
professore associato all'Università di Montpellier, Paul Valery.
In un periodo come quello attuale di migrazioni dal sud al nord
del mondo, puo' essere interessante rileggere una pagina della
storia italiana poco nota alla gran parte del pubblico, quella
degli italiani in Tunisia. Gli italiani, i siciliani in
particolare, lasciarono infatti in Tunisia un solco profondo
intriso della loro cultura e delle loro tradizioni. ''Arrivati
con semplici barche dalla costa siciliana, portarono con loro il
poco che avevano. Alcuni partirono con qualche capo di bestiame
importando di fatto in Tunisia la razza ovina siculo-sarda,
caratterizzata da una folta coda chiamata in arabo tunisino
''lia'', altri portarono con sé dei vitigni direttamente
dall'isola di Pantelleria, lanciando cosi' la produzione del
vino moscato, ora conosciuto in Tunisia come ''Muscat de
Kélibia'', altri ancora, non possedendo proprio nulla,
arrivarono solo con quel che avevano: la voglia di lavorare, la
grande miseria e la disperazione, nella speranza di una vita
migliore''. Queste le parole dell'autore Campisi ad ANSAmed che
precisa ''queste persone erano muratori, agricoltori, pescatori,
ma per lo più grandi lavoratori, sapevano come costruire e dare
origine ad interi quartieri che poi sparsi in tutto il paese,
presero il nome di ''Petite Sicile'' riuscendosi ad integrare
con la gente del posto e creando una lingua sabir
siculo-arabo-francese. Il libro di Campisi e Pisanelli da' la
parola a quei ''turisti illegali'' (come vengono descritti i
siciliani dal giornale in francese francese dell'epoca ''Le
petit matin'') arrivati in massa sulla costa tunisina tra il XIX
e il XX secolo. Si tratta di un'appassionante analisi storica,
linguistica e culturale che ripercorre, con l'aiuto di
interviste fatte ai siciliani di Tunisia sparpagliati ormai in
Francia, in Italia, in America e in Canada le avventure di un
viaggio dal nord al sud del Mediterraneo. L'opera vuol essere,
nelle intenzioni degli autori, anche una sorta di denuncia nei
confronti delle autorità italiane dell'epoca che non seppero
gestire adeguatamente i flussi migratori di ritorno verso
l'Italia di quegli italiani in Tunisia che dovettero subire in
seguito all'indipendenza tunisina l'esproprio forzato delle loro
terre, scegliendo cosi' di tornare in Italia. Negli anni
successivi al 1964 molti di loro infatti finirono per ritrovarsi
ospitati in veri e propri ''campi profughi'' ante litteram, di
cui pochi in Italia conoscono perfino l'esistenza. Il libro
dunque riporta alla luce una delle pagine piu' sconosciute della
storia dell'emigrazione italiana. In libreria a partire da
ottobre. (ANSAmed)
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Esodo alla rovescia: i 100 mila migrati siciliani in Tunisia
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