(di Luciana Borsatti)
(ANSAmed) - ROMA, 24 NOV - Il presidente egiziano Abdel
Fattah Al-Sisi - proprio oggi in Italia - è l'ex generale,
esponente del Consiglio supremo delle forze armate (Scaf), che
fu "corresponsabile delle morti di circa mille egiziani nei 18
giorni di occupazione di Piazza Tahrir (2011)", oltre che
"ideatore del massacro di Rabah al-Adaweya (2013) e coinvolto
nelle morti dei mesi precedenti alle elezioni presidenziali del
maggio 2014". Non usa mezze parole Giuseppe Acconcia,
giornalista e ricercatore specializzato in Medio Oriente, nelle
pagine d'apertura del suo ultimo libro "Egitto. Democrazia
militare" (Edizioni Exorma, pp. 240, 14 euro).
Un libro che non nasconde le convinzioni dell'autore, e che
parte proprio dalle cronache dell'ultimo anno - dalla
deposizione del presidente islamista Mohammed Morsi il 3 luglio
2013, definita senza riserve dall'autore un colpo di stato
militare - per ripercorrere prima i tragici eventi che ne
seguirono (il massacro di Rabaa al-Adaweya e la repressione dei
suoi seguaci) e poi, a ritroso, le vicende innescate dalla
rivolta del 2011.
"Dopo il 25 gennaio 2011 - ricostruisce l'autore - i militari
hanno optato (...) prima per l'intervento diretto in politica
dello Scaf e poi per un anno di farsa in cui hanno portato allo
scoperto il lato oscuro della Stato: la Fratellanza musulmana,
con lo scopo di dimostrare a tutti che si tratta solo di
'terroristi incompetenti'". E poi, prosegue, hanno fatto della
legge anti-proteste (quella che ha spedito in carcere anche i
primi rivoluzionari anti-Mubarak) "il principale strumento di
controllo a lungo termine". Tanto che, precisa citando il sito
indipendente Mada Masr, "sono 41 mila le persone arrestate in
Egitto dal giorno del colpo di Stato militare del 3 luglio", fra
cui 926 minori e 166 giornalisti, mentre secondo varie Ong "sono
oltre duemila le persone scomparse il 14 agosto 2013", fra i
partecipanti ai sit-in di protesta al Cairo.
"Solo la contestazione del ruolo politico dell'esercito -
sottolinea Acconcia - può riportare in vita le aspirazioni
rivoluzionarie. Questo potrà avvenire forse con la
trasformazione della Fratellanza da pilastro dello Stato a
movimento rivoluzionario". Di quei Fratelli Musulmani cioè che,
dopo aver vinto le elezioni del 2012, "sono stati fermati prima
con lo scioglimento del Parlamento eletto (da parte della
magistratura, ndr), poi "impedendo all'ex presidente Morsi di
governare" e infine appunto con il 'golpe' del 3 luglio e il
massacro del 14 agosto: atti che hanno riportato l'Egitto
"all'autoritarismo in nome del finto ritorno alla rivoluzione di
Gamal Abdel Nasser e degli ufficiali liberi del 1952, che fu
anch'esso un golpe", e "alla totale arbitrarietà dell'elite
militare, connivente con la polizia e giudici".
Parole, quelle di Acconcia, che riportano in primo piano le
tante questioni irrisolte del mondo arabo post-2011: dal nodo
del consenso popolare di cui l'uomo forte Sisi ha pur goduto e
gode tuttora in Egitto, al 'terrorismo' di ieri (quello evocato
nelle piazze e nelle strade della protesta islamista) ed ai
terrorismi di oggi: nel Sinai e negli scenari di tanti attentati
in aree urbane, quasi serpenti usciti dal vaso di Pandora per
intrecciarsi nel vasto fronte che si sta estendendo dall'Iraq
alla Siria, dalla Libia allo Yemen.
Ma il libro-reportage di Acconcia non è solo pane per i denti
degli analisti politici. Oltre al filo rosso della sua personale
chiave interpretativa, vi si trova infatti una miniera di scorci
diversi su un Paese che ha tante anime: dai suoi milioni di sufi
ai salafiti radicati nelle aree rurali, dai movimenti operai
delle città industriali alla povera gente di Assiut, dall'oasi
di Siwa, ora pericolosamente vicina al confine libico, agli
abitanti delle tombe di Qarafa o 'città dei morti', fino agli
Zebelin, i raccoglitori di rifiuti che abitano un derelitto
quartiere della capitale. E sta proprio in questo quadro
composito, che riflette la complessità di un enorme Paese quale
l'Egitto, uno dei motivi di interesse del libro. (ANSAmed).
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Libri: Acconcia, l'Egitto di Sisi una 'democrazia militare'
'Fratellanza al potere una farsa per dimostrarne incompetenza'