(ANSAmed) - ROMA, 10 GIU - A tre anni di distanza dalla
'Primavera Araba', grande è l'instabilità sotto il cielo della
sponda sud del Mediterraneo, in un groviglio di dinamiche di
guerra e meccanismi istituzionali che spesso sfuggono
all'opinione pubblica occidentale ma che possono avere influenze
decisive sul futuro dell'Europa e in particolare sulla sicurezza
dell'Italia. Merito della seconda edizione dell' 'Atlante
Geopolitico del Mediterraneo 2014', curato da due studiosi -
Francesco Anghelone e Andrea Ungari - dell'Istituto di Studi
Politici 'S. Pio V' , uscito per le edizioni Datanews, è quello
di offrire uno strumento unico nel suo genere per comprendere
il passato storico recente, quanto sta accadendo adesso e le
prospettive dei paesi della regione.
Lo sguardo degli autori cerca di rifuggire da categorie legate
ad un vecchio eurocentrismo. ''Non esiste - spiega nella
prefazione Antonio Iodice, presidente dell'Istituto - una sola
'modernità' ma tante sue declinazioni, che risentono di percorsi
storici paralleli, caratterizzati da improvvise accelerazioni
che spingono più in là la soglia della Storia".
Oltre ai capitoli sui singoli paesi dell'aera (Marocco,
Algeria, Tunisia, Libia, Egitto, Israele, Libano Siria,
Giordania e Turchia), il volume di quest'anno apre su due nuovi
scenari: l'Africa subsahariana e le relazioni euro-africane.
Come più volte avvenuto nella storia passata, le dinamiche del
Mediterraneo non si fermano sul bagnasciuga, ma si infiltrano
nell'entroterra, fino a scombussolare, come avvenuto dopo la
'Primavera', paesi come il Mali o i due Sudan. Il capitolo sui
rapporti tra Europa e Africa si concentra sull'immigrazione
clandestina, un fenomeno in cui si alternano fasi di totale
disinteresse con periodi, in coincidenza con le tragedie del
mare, di 'dittatura dei sentimenti', come osservano gli autori.
Nella sua prefazione, Andrea Margelletti, presidente del
Centro Studi Internazionali, sottolinea come sia ormai chiaro
che i processi in atto nel sud del Mediterraneo debbano essere
osservati in una prospettiva più lunga. "leggere la volontà di
un popolo solo alla luce del numero di persone che hanno
manifestato o continuano a manifestare - avverte - rimane un
esercizio foriero di errori interpretativi. Infatti, più della
volontà del cambiamento, è forte il desiderio di stabilità". La
'maggioranza silenziosa' di nixoniana memoria rappresenta -
spiega Margelletti - la pancia delle comunità arabe.
La stabilizzazione della sponda sud del Mar Mediterraneo -
ammonisce l'esperto - è però "troppe volte banalizzata come un
obiettivo della comunità internazionale in nome di un sostegno
alle nuove classi dirigenti". Per l'Italia invece "i motivi e i
fattori di importanza sono più profondi e maggiormente legati
alla propria sicurezza e ai propri obiettivi strategici".
(ANSAmed).
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Mediterraneo: esce Atlante Geopolitico 2014
Da Marocco a Turchia, cosa sta succedendo dopo Primavera?