(di Lorenzo Trombetta)
(ANSAmed) - BEIRUT, 14 MAG - Le immagini dell'esodo di massa
dei palestinesi dal campo di Yarmuk a Damasco e dell'espulsione
di centinaia di migliaia di civili dalla regione di Homs sotto
il fuoco della guerra civile siriana rievocano quelle della
Nakba ('catastrofe'), da 66 anni commemorata ogni 15 maggio in
ricordo dell'espulsione e della fuga di massa dei palestinesi
durante e dopo la prima guerra arabo-israeliana del 1948.
A suggerire questo accostamento simbolico è Simone Sibilio,
docente di letteratura araba all'Università Ca' Foscari di
Venezia e autore di una ricerca ("Nakba. La memoria letteraria
della catastrofe palestinese", edizioni Q, 2013) dedicata alla
produzione letteraria palestinese legata al tema della
'catastrofe'.
Per Sibilio, "il concitato tentativo di rielaborazione
creativa del ricordo della Nakba dimostra la rilevanza di questo
dramma nella vita quotidiana dei palestinesi". E il "tormento
senza fine" si ripete ancora oggi dentro e fuori i confini dei
territori stretti tra il Mediterraneo e il Giordano. "Penso a
quel che avviene a Gerusalemme Est, al trasferimento coatto dei
beduini del Neghev, ai palestinesi del campo di Yarmuk,
anch'essi vittime di una Nakba", afferma intervistato dall'ANSA
via Skype.
In un editoriale apparso il 12 maggio scorso sull'autorevole
quotidiano panarabo al Hayat, Hazem Amin, noto intellettuale
libanese da sempre vicino alla causa palestinese, commentava le
operazioni delle forze di Damasco contro i sunniti di Homs
solidali con la rivolta anti-regime. E tracciava un paragone con
la politica delle espulsioni di massa compiute dagli israeliani
a danno dei palestinesi. "Il parallelo con Homs è calzante a
livello simbolico, ma al tempo stesso angosciante, per la
portata inenarrabile della tragedia palestinese e delle sue
conseguenze", afferma Sibilio.
"Quello che accade in Siria è la continuazione di una
politica dittatoriale, già avvenuta in altre parti del
Mediterraneo, che resta impunita e che viene di fatto ignorata
dai grandi media". Sibilio ha cominciato le sue ricerche
universitarie sul tema nel 2008, quando ricorreva il 60/mo
anniversario della Nakba. Uno degli aspetti più indagati nel suo
lavoro è quello del 'memoricidio', l'uccisione della memoria
come strumento di dominazione culturale e politica.
Per l'autore, il 1948 è un "evento cardine nella storia
palestinese" ed "è ancora oggi il centro di una disputa non solo
storiografica, ma anche politica, istituzionale, culturale e
filosofica, che si traduce concretamente in una battaglia
simbolica tra pratiche e atti di recupero e reviviscenza di
esperienze e di vissuti da una parte e politiche di negazione e
di oblio dall'altra".
Per Sibilio, la letteratura ha il ruolo "di preservare la
memoria culturale dei palestinesi e di riabilitare la loro
narrazione storiografica sulla scena internazionale. Frammenti
di storie sommerse e non riconosciute sono disponibili e
riportate in vita dalla letteratura, sia in forma di finzione
che di testimonianze reali, divenendo parte di una
'contro-memoria' palestinese di quell'evento". E se "parlare di
Nakba vuol dire sempre più parlare della sofferenza quotidiana
di uomini e donne privati dei più basilari diritti umani", la
letteratura palestinese più recente "prende parte al
consolidamento della memoria collettiva degli eventi del '48 per
'reintrodurre' i palestinesi nella storia". (ANSAmed).
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Siria: 'dramma Homs e Yarmuk rievoca Nakba dei palestinesi'
Libro Sibilio su letteratura e memoria anniversario 'catastrofe'