(di Roberto Nardi)
(ANSAmed) - VENEZIA, 13 APR - Immaginare "spazi in cui
possiamo vivere generosamente insieme". Una questione non
semplice in epoca di pandemia, dove "insieme" è difficile quasi
da ricordare. Ma questa è la sfida della prossima Mostra di
Architettura della Biennale di Venezia, che aprirà al pubblico,
in presenza e con rigidi protocolli di sicurezza e un
monitoraggio costante anti-assembramenti, dal 22 maggio fino al
21 novembre prossimi, ai Giardini, all'Arsenale e a Forte
Marghera.
Una esposizione dal titolo profetico, "How will we live
together", a cura di Hashim Sarkis, pensata prima del Covid, e
rinviata di un anno rispetto alla data prevista del 2020 a causa
del virus, per affrontare questioni come - ha ricordato Sarkis -
"l'intensificarsi della crisi climatica, i massicci spostamenti
di popolazione, le instabilità politiche in tutto il mondo e le
crescenti disuguaglianze razziali, sociali ed economiche".
Proprio la pandemia globale, però, "ha senza dubbio reso la
domanda posta da questa Biennale Architettura - ha aggiunto -
ancora più rilevante ed appropriata, seppure in qualche modo
ironica, visto l'isolamento imposto".
Una domanda aperta, con l'interrogativo sul come vivere
assieme, sul ruolo dell' architetto sia come catalizzatore nel
rapporto con altre realtà sia come "custode" del nuovo contratto
spaziale, che quanto accaduto in quest'ultimo anno ha reso
ancora più urgente e caricato di nuovi significati. Tanto che se
alcuni progetti sono dovuti rimanere nel cassetto, visto l'uso
di interazioni con il pubblico, altri hanno preso forza o, come
quelli negli spazi aperti, dove l'architettura dialogherà con le
arti visive, verranno forse letti in più modi. "Poniamo questa
domanda agli architetti - ha sottolineato il curatore - perché
non siamo soddisfatti delle risposte oggi offerte dalla
politica. Nel contesto della Biennale Architettura poniamo
questa domanda agli architetti perché crediamo che abbiano la
capacità di dare risposte più stimolanti di quelle che la
politica ha finora offerto in gran parte del mondo".
Il rinvio della data prevista nel 2020 - "non è stato un
anno perso" ha detto il presidente della Biennale Roberto
Cicutto - è servito a mettere a registro una mostra quanto mai
ampia nell'offerta, sia in termini di numeri di partecipanti che
di eventi collegati ed espressi su più media. La Mostra
internazionale, organizzata in cinque aree tematiche, "scale",
suddivise tra Giardini ed Arsenale, comprende 112 partecipanti
provenienti da 46 Paesi, con una maggiore rappresentanza da
Africa, America Latina e Asia, con uguale rappresentanza di
uomini e donne. Parte dell'esposizione, anche uno specifico
progetto dedicato al gioco allestito a Forte Marghera con il
contributo di 5 architetti internazionali. Sono 63 invece le
partecipazioni nazionali, con quattro nuovi ingressi: Grenada,
Iraq, Uzbekistan e Repubblica dell'Azerbaigian. Il Padiglione
Italia, sostenuto dal ministero della Cultura, è a cura di
Alessandro Melis. Ci saranno anche una serie di partecipazioni
fuori concorso - tra cui una installazione dell'artista Giuseppe
Penone - un progetto speciale con il Victoria and Albert Museum
di Londra. Sui progetti "collettivo-comunitari" e "fai da te"
relativi a tre mostre, una collaborazione con Biennale Danza, 17
eventi collaterali e incontri con architetti e studiosi di tutto
il mondo. Anche quest'anno, per Cicutto, la preparazione della
Mostra "è stata avvolta da un clima di incertezza", ma
l'esposizione apre "con una consapevolezza ancora maggiore di
quanto il lavoro della Biennale sia specchio del mondo
contemporaneo, che viene qui interpretato e talvolta anticipato
dalle proposte dei curatori e di quanti vi partecipano con le
proprie opere". (ANSAmed).
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In Biennale Architettura 'spazi' per vivere insieme
Mostra aprirà presenza il 22/5 con controlli anti-assembramento