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Med 2015: da Roma riparte dialogo, arma contro terrore

Renzi e re Abdallah Giordania aprono conferenza

Redazione Ansa

(ANSAmed) - ROMA, 10 DIC - Nella lotta al terrorismo globale, dove l'Italia è "in prima fila", "la priorità assoluta è distruggere l'Isis" che, dopo Siria e Iraq, ora vuole prendersi anche la Libia. Il premier Matteo Renzi ha aperto a Roma la Conferenza sul dialogo nel Mediterraneo, con la partecipazione di alti rappresentanti di circa 40 Paesi della regione, richiamati dall'urgenza di agire per arginare il jihadismo che colpisce non solo il nord Africa e il Medio Oriente, ma anche - e sempre di più - l'Europa. Ma anche per usare il dialogo come arma anti-terrore e risposta alle crisi della regione.

Ospite d'onore il re Abdallah di Giordania che ha tenuto a sottolineare come il terrorismo "minaccia il mondo intero" e contro l'Isis "ci solleveremo insieme o cadremo insieme". "Noi combattiamo i fuorilegge dell'Islam. Criminali che non risparmiano nessuno, non rispettano nessun confine né morale né geografico", ha spiegato evocando quanto già affermato dalla regina Rania, in mattinata alla Sapienza: "Questi terroristi non hanno nulla di islamico".

E' una guerra comune, dunque, che coinvolge tutti, per la quale "serve una soluzione di respiro strategico - ha precisato Renzi -, no a soluzioni last minute". In particolare, hanno sottolineato il premier e il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, una soluzione che si basi su tre pilastri: giungere a una transizione politica in Siria, sostenere l'Iraq e arrivare a un governo di accordo nazionale in Libia "al più presto".

Proprio in Libia - "una regione cui siamo più legati" - lo Stato islamico "sta tentando di conquistare più spazio", ha messo in guardia Renzi, auspicando che la Conferenza sulla Libia di domenica 13 dicembre a Roma rappresenti un "punto di svolta" e ribadendo "la disponibilità dell'Italia a guidare una missione di assistenza e formazione a supporto del futuro governo libico".

Nella sala della conferenza, organizzata dalla Farnesina e dall'Ispi, è ancora presente alla mente di tutti la strage di Parigi del 13 novembre. A chi fa "facili ironie sulla sfida culturale" che il premier italiano intende lanciare per contrastare il radicalismo, Renzi ha ricordato che "la cultura non è l'unica arma, ma è il sistema immunitario delle nostre società contro la deriva del fanatismo". Perché la minaccia, ha sottolineato il presidente del Consiglio, nasce anche "nelle nostre periferie": "Trovo difficile - ha spiegato - che si continui a raccontare che i problemi del nostro grande continente derivino solo da agenti esterni. Una parte rilevante dei terroristi" che ha colpito in questo 2015 "è cresciuta e si è abbeverata in Europa". Se la minaccia arriva dall'interno dunque, non basta andare a bombardare in Siria e Iraq né serve chiudere Schengen, è il ragionamento di Renzi.ß ß ßCosì come di fronte alle stragi quotidiane di profughi in mare, "l'Italia continuerà a salvare vite, anche prendendosi le critiche e gli insulti di altri Paesi europei". "Possiamo perdere dei voti - ha detto - ma non possiamo perdere noi stessi e la nostra anima". (ANSAmed) Leggi l'articolo completo su ANSA.it