(ANSAmed) - ROMA, 10 DIC - Nella lotta al terrorismo globale,
dove l'Italia è "in prima fila", "la priorità assoluta è
distruggere l'Isis" che, dopo Siria e Iraq, ora vuole prendersi
anche la Libia. Il premier Matteo Renzi ha aperto a Roma la
Conferenza sul dialogo nel Mediterraneo, con la partecipazione
di alti rappresentanti di circa 40 Paesi della regione,
richiamati dall'urgenza di agire per arginare il jihadismo che
colpisce non solo il nord Africa e il Medio Oriente, ma anche -
e sempre di più - l'Europa. Ma anche per usare il dialogo come
arma anti-terrore e risposta alle crisi della regione.
Ospite d'onore il re Abdallah di Giordania che ha tenuto a
sottolineare come il terrorismo "minaccia il mondo intero" e
contro l'Isis "ci solleveremo insieme o cadremo insieme". "Noi
combattiamo i fuorilegge dell'Islam. Criminali che non
risparmiano nessuno, non rispettano nessun confine né morale né
geografico", ha spiegato evocando quanto già affermato dalla
regina Rania, in mattinata alla Sapienza: "Questi terroristi non
hanno nulla di islamico".
E' una guerra comune, dunque, che coinvolge tutti, per la quale
"serve una soluzione di respiro strategico - ha precisato Renzi
-, no a soluzioni last minute". In particolare, hanno
sottolineato il premier e il ministro degli Esteri Paolo
Gentiloni, una soluzione che si basi su tre pilastri: giungere a
una transizione politica in Siria, sostenere l'Iraq e arrivare a
un governo di accordo nazionale in Libia "al più presto".
Proprio in Libia - "una regione cui siamo più legati" - lo Stato
islamico "sta tentando di conquistare più spazio", ha messo in
guardia Renzi, auspicando che la Conferenza sulla Libia di
domenica 13 dicembre a Roma rappresenti un "punto di svolta" e
ribadendo "la disponibilità dell'Italia a guidare una missione
di assistenza e formazione a supporto del futuro governo
libico".
Nella sala della conferenza, organizzata dalla Farnesina e
dall'Ispi, è ancora presente alla mente di tutti la strage di
Parigi del 13 novembre. A chi fa "facili ironie sulla sfida
culturale" che il premier italiano intende lanciare per
contrastare il radicalismo, Renzi ha ricordato che "la cultura
non è l'unica arma, ma è il sistema immunitario delle nostre
società contro la deriva del fanatismo". Perché la minaccia, ha
sottolineato il presidente del Consiglio, nasce anche "nelle
nostre periferie": "Trovo difficile - ha spiegato - che si
continui a raccontare che i problemi del nostro grande
continente derivino solo da agenti esterni. Una parte rilevante
dei terroristi" che ha colpito in questo 2015 "è cresciuta e si
è abbeverata in Europa". Se la minaccia arriva dall'interno
dunque, non basta andare a bombardare in Siria e Iraq né serve
chiudere Schengen, è il ragionamento di Renzi.ß
ß ßCosì come di fronte alle stragi quotidiane di profughi in
mare, "l'Italia continuerà a salvare vite, anche prendendosi le
critiche e gli insulti di altri Paesi europei". "Possiamo
perdere dei voti - ha detto - ma non possiamo perdere noi stessi
e la nostra anima". (ANSAmed)
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Med 2015: da Roma riparte dialogo, arma contro terrore
Renzi e re Abdallah Giordania aprono conferenza