Rubriche

Esce Rapporto sulle economie del Med, luci e ombre area

Edito da Il Mulino,analizza cambiamenti ultimi 10 anni

Redazione Ansa

(ANSAmed) - ROMA, 18 SET - Trasformazioni sociali e flussi migratori, mutamenti economici e politici. In che modo è cambiato il Mediterraneo nell'ultimo decennio, quali prospettive dopo le rivolte del 2011 e, soprattutto, quali speranze di miglioramento del processo di integrazione fra le due rive? A questi interrogativi cerca di rispondere l'ultimo Rapporto sulle economie del Mediterraneo edito da Il Mulino e curato da Eugenia Farragina dell'Istituto di Studi sulle Società del Mediterraneo del Cnr. Giunto alla sua decima edizione, lo studio - frutto della collaborazione di diversi ricercatori provenienti da vari atenei e istituti italiani - fotografa la situazione politica, economica e sociale dell'area, mettendo in evidenza luci e ombre dell'ultima decade. Dalle occasioni politiche mancate dai Paesi della sponda Nord e la responsabilità di alcuni di essi ''nel caos libico, nella guerra civile siriana; nella instabilità dell'Iraq - culla dell'autoproclamato Stato islamico - e nella restaurazione egiziana''; ai grandi mutamenti economici. ''Dal cambiamento nella mappa geografica degli investimenti diretti esteri - che ha visto una riduzione della percentuale di investimenti nell'area da parte di Stati Uniti e Ue, nonché un rafforzamento del ruolo delle economie emergenti - al mutamento strutturale dell'export dell'area''; al divario occupazionale e di ricchezza e alla conseguente esclusione sociale persistenti in alcuni Paesi dell'area, fino alle trasformazioni nella geografia dei trasporti e della logistica dell'intera area. In questo settore, rileva lo studio, l'Italia se ne esce male: con i porti della penisola che registrano tra il 2005 e il 2013 un calo di traffico ''dal 28,5% al 15,5% (-13%), a tutto vantaggio dei porti della riva Sud che hanno visto crescere la loro quota di mercato dal 18,1% al 27,4% (+9,3%)''. Non tutto è perduto, sembra volere dire la ricerca. ''Quel che serve è sapere cogliere la complementarietà fra le economie: base di un diverso percorso di cooperazione in un quadro culturale e programmatico più condiviso''. (ANSAmed).

Leggi l'articolo completo su ANSA.it