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Med: migrazioni umane e degli uccelli, una mostra a Piacenza

Come i percorsi s'intrecciano.Film, opere d'arte e testimonianze

Redazione Ansa

(ANSAmed) - ROMA, 23 GEN - "Quando non sai dove andare, pensa a da dove sei partito". E' ispirandosi a questo proverbio africano che si apre venerdì a Piacenza una mostra che racconta le migrazioni di uomini, animali, arte nella vasta area che va dall'Africa al bacino mediterraneo e all'Europa, attraverso percorsi spesso intrecciati tra loro. Allestita nel Museo civico di storia naturale di Piacenza e curata dal coordinatore del Museo Carlo Francou, l'esposizione, 'Migrazioni: percorsi e contaminazioni tra esseri umani, natura, preistoria e arte', si presenta con due grandi mappe: i tracciati delle migrazioni di alcune specie di avifauna e i principali flussi migratori umani dall'Africa all'Italia. Di fronte ad esse due cammini altrettanto significativi: quello del'uomo preistorico dalla regione del Rif Valley all'Europa e quello riguardante la 'migrazione' dei continenti nel corso delle diverse ere geologiche. Opere d'arte, reperti, mappe e filmati naturalisti, come quello di Luigi Ziotti dedicato agli uccelli migratori, si mescolano con video testimonianze di immigrati umani: dal giovane senegalese Maguette che ha raggiunto l'Italia dopo aver attraversato il deserto e poi il Mediterraneo all'afghano Raza, partito a piedi per un viaggio durato più di due mesi, dalla marocchina-italiana Saadia, di seconda generazione, al siriano Samaa Daoud, che invece ha scelto di rimanere in patria con la moglie e due figli. Sono stati i piedi , e in particolare l'acquisizione della postura eretta con l'andatura bipede, che hanno creato l'umanità e fatto letteralmente avanzare la storia degli ominini, osserva l'archeologa Micaela Bertuzzi, tra i collaboratori della Mostra.

Oggi, soprattutto nell'area del Mediterraneo, la migrazione umana vede l'esodo di centinaia di migliaia di persone da aree soggette a carestie, epidemie e guerre.

"Lungo quegli stessi tracciati - spiega il curatore del Museo Carlo Francou - gli uccelli migratori transitano nel loro itinerario stagionale per raggiungere i luoghi di svernamento, dove gli inverni sono più miti per ritornare, la primavera successiva, a quegli stessi nidi che avevano abbandonato alle prime avvisaglie della fine dell'estate". "La storia naturale ci mostra che chi ha saputo adattarsi alle nuove condizioni di vita è riuscito a far crescere la propria prole e a darle un avvenire. Ancora una volta è la natura ad insegnarci che solo mettendosi in gioco, giorno dopo giorno, saremo in grado di procedere nel cammino periglioso e allo stesso tempo entusiasmante della nostra vicenda umana", conclude. (ANSAmed).

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