(di Diego Minuti)
(ANSAmed) - ROMA, 14 NOV - Il continuo calo del prezzo del
petrolio, che ieri sui mercati internazionali ha visto i Brent
scendere sotto la soglia degli 80 dollari al barile, sta
scuotendo le certezze dell'Algeria che, sull'oro nero e sulle
enormi entrate che esso ha generato negli ultimi decenni, ha
fondato la quasi totalità delle sue speranze di sviluppo.
La determinazione del prezzo del petrolio è fortemente
condizionata da molti fattori: da quelli dell'instabilità
politica in alcuni Paesi produttori (come la Libia, che sta
riprendendo comunque le estrazioni con una certa continuità)
alle oscillazioni della domanda (come quella della Cina,
grandissimo consumatore, ma che sta abbassando le sue
importazioni). Un panorama non confortante, con il quale
l'Algeria si sta confrontando, con prospettive che, almeno ad
oggi, non si possono dire granchè confortanti.
A fronte di una contrazione della domanda della Cina (seconda
economia mondiale, ma che accusa un tasso di crescita debole,
dopo ben 24 anni con un significativo segno positivo), i Paesi
produttori devono anche fare i conti con la produzione non
convenzionale degli Stati Uniti. Gli Usa non possono ancora
esportare il petrolio ricavato dalla pietra, ma questa
produzione, rispondendo al fabbisogno interno, sta facendo
abbassare la necessità di approvvigionarsi all'estero.
E' anche per questo che l'Algeria si trova costretta a
ridisegnare il proprio futuro, nel timore che il trend in
discesa dei prezzi dell'oro nero si vada accentuando anche per i
mesi o addirittura gli anni a venire.
Con il prezzo di un barile a 79,85 dollari, le stime delle
royalties algerine devono essere riviste al ribasso, anche se il
ministro dell'Energia, Youcef Yousfi, si è premurato a dire che
''la caduta dei prezzi non ha alcun impatto sull'economia
nazionale nè sui progetti di Sonatrach (il potentissimo ente
nazionale energetico, ndr)''.
Sarà anche così, ma fa riflettere la circostanza che, con il
calo delle esportazioni (che in percentuale dipende anche dalle
relazioni internazionali che l'Algeria ha saputo allacciare
negli ultimi decenni), caleranno gli introiti che lo Stato ha
sin qui ottenuto in virtù della pressione fiscale esercitata sul
settore petrolifero, da cui sono derivate importantissime
ricadute per le casse dello Stato.
Ma, al di là delle certezze sbandierate dal ministro Yousfi,
quanto sta accadendo in questi giorni sui mercati internazionali
rende ancora più urgente quel processo di diversificazione
dell'economia che l'Algeria stenta ancora ad avviare,
cullandosi, come ha fatto ed a ragion veduta, sul mare di
petrolio su cui galleggia. Sì, ma sino a quando?. (ANSAmed).
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Algeria: a picco prezzo petrolio, trema economia
Timori trend negativo mettono a rischio piani futuri