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Energia: integrazione euromed condizione sviluppo sud e nord

Priorità semestre italiano Ue, ma anche Asia e Golfo in campo

Redazione Ansa

(di Luciana Borsatti) (ANSAmed) - ROMA, 17 LUG - E' per l'energia che passa lo sviluppo economico del sud del Mediterraneo, condizione per una nuova stabilità politica dopo gli eventi del 2011. Ma l'energia è un capitolo aperto anche per l'Europa, che non solo guarda con preoccupazione alle crisi politiche in Ucraina ed in Libia, ma richiede efficienza nelle reti di distribuzione per far incontrare domanda e offerta a seconda dei momenti e delle aree geografiche in cui si verificano i picchi di consumo.

In entrambi i casi è necessaria una maggiore integrazione regionale, in termini di infrastrutture per l'energia ed i trasporti, sia sull'asse euro-mediterraneo nord-sud che su quello sud-sud, tra Paesi dell'Africa e del Medio Oriente. Energia e trasporti, infatti, sono le parole chiave per il futuro dell'area e sono anche al centro dell'attenzione per il semestre di presidenza italiana della Ue. Non è dunque un caso - ha osservato Enrico Granara, coordinatore delle politiche euromediterranee del ministero degli Esteri - se questi sono i temi di due Conferenze euromediterranee, sull'energia in novembre a Roma e sui trasporti in dicembre a Civitavecchia.

Lo scenario generale è quello di un sempre maggior interesse dei Paesi del sud (dal Marocco all'Algeria, dalla Tunisia all'Egitto) a sviluppare fonti di energia rinnovabili, per destinare le produzioni di gas e petrolio alle esportazioni ma anche per trovare proprio nell'energia 'verde' un volano per la crescita economica e la creazione di nuovi posti di lavoro.

Nel frattempo la domanda di energia è calata, per effetto della crisi, nei Paesi del Nord, mentre è in crescita al sud, dove tuttavia è proprio l'integrazione a mancare: basti pensare che gli scambi commerciali tra Paesi del sud del Mediterraneo non rappresentanto più del 5% del totale secondo dati dell'Unione per il Mediterraneo, e ancora meno tra i paesi del Maghreb (3%). Se dunque in passato si poteva guardare ad una produzione di energia rinnovabile al sud per i consumi del nord, ora si guarda invece ad un sistema di scambi più articolato e complesso, capace di incontrare le variazioni della domanda sia sull'asse nord-sud che su quello dei Paesi del Nordafrica.

Un obiettivo ben chiaro in Italia, dove hanno sede sia Med-Tso, associazione che raccoglie i 17 Paesi dell'area euro-med e fa base presso Terna a Roma, sia Medreg, unione di 24 enti regolatori con base a Milano, presso la sede dell'Autorità per l'energia. E' dunque dall'Italia che si può coordinare una questione strategica per tutta la regione, così come l'Italia avrebbe molto da dire anche in tema di sviluppo delle energie rinnovabili e di regolazione dei flussi energetici.

Ma in questa partita l'Italia e l'Europa non giocano certo da sole. Una recente conferenza organizzata dalla Lega Araba a Hurghada, in Egitto, ha mostrato come i Paesi arabi siano aperti a ogni forma di collaborazione internazionale e guardino anche a partner asiatici - dalla Cina al Giappone e alla Malesia - ed a forme di co-finanziamento molto diversificate. Senza contare che le economie del Golfo sono sempre più attive nell'investire in quel Nordafrica verso cui guarda naturalmente anche l'Italia.

In ogni caso, si osserva ancora alla Farnesina, anche il ruolo dell'Upm è destinato a crescere. Lo dimostrerebbero anche le conclusioni della riunione ad Atene nel maggio scorso dei ministri dell'ambiente dei 43 Paesi dell'Unione, che hanno creato un gruppo regionale di esperti sui cambiamenti climatici per la cooperazione nel mediterraneo, il cui lavoro dovrebbe concludersi in ottobre, proprio in tempo per la conferenza sull'energia a Roma. Come ha allora osservato il commissario europeo Janez Potocnik, infatti, "l'area mediterranea è particolarmente sensibile ai cambiamenti climatici, e al tempo stesso ha un grande potenziale per l'energia rinnovabile e l'efficienza energetica nei consumi delle risorse". (ANSAmed).

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