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In Tunisia pesca poco sfruttata dai giovani

Studio Citet, misure per sviluppare programmi di apprendistato

Redazione Ansa

(ANSAmed) - TUNISI, 03 MAG - Nonostante sia un vero motore di sviluppo economico, l'imprenditoria blu tra i giovani tunisini resta poco sfruttata a causa di diversi fattori legati principalmente alla scarsa conoscenza dell'ambiente marino. Lo rivela uno studio del Centro internazionale per le tecnologie ambientali di Tunisi (Citet) sulle opportunità per gli ecoimprenditori nei settori dell'economia blu in Tunisia.

"Alcuni stereotipi sono alla base della riluttanza dei giovani, soprattutto quelli inattivi (disoccupati e senza istruzione o formazione) e quelli che non hanno familiarità con le questioni marine, a impegnarsi nell'economia blu. Secondo loro, questo settore è ancora considerato esclusivo dei pescatori", ha affermato Emna Sohlabji, consulente Citet in diritto marittimo, durante la presentazione dello studio.

Condotto in collaborazione con MedWaves, il centro di attività regionale per il consumo e la produzione sostenibili del Programma ambientale delle Nazioni Unite, Piano d'azione per il Mediterraneo (Unep/Map), e finanziato dall'Unione europea (Ue), questo studio ha identificato altri fattori amministrativi e normativi che scoraggiano i giovani dal lavorare nel settore della blue economy. In particolare la mancanza di un quadro giuridico adeguato all'economia blu e l'incertezza giuridica in merito ai diritti d'uso dello spazio marittimo, della proprietà e dello sfruttamento delle risorse. Ciò spiega in parte la mancanza di interesse per l'imprenditorialità blu tra i giovani imprenditori. Inoltre, la mancanza di coordinamento istituzionale tra i settori dell'economia blu rende i processi di autorizzazione complessi, lunghi e poco chiari, ostacolando l'accesso dei giovani imprenditori alle informazioni, alla consulenza e alle risorse necessarie.

Oltre a questi ostacoli, lo studio ha sottolineato anche le difficoltà finanziarie, poiché alcune attività marittime richiedono ingenti investimenti e non sono soggette a vantaggi finanziari, scoraggiando così i giovani a lavorare in questo settore, che comprende tuttavia diversi altri sottosettori come il turismo , il pescaturismo e la gastronomia. Per superare queste difficoltà, il rapporto raccomanda di adottare misure per sviluppare programmi di apprendistato e di immersione lavorativa con professionisti marittimi, aiutare i giovani candidati a esplorare meglio le loro idee progettuali e circondarsi di mentori del settore per fornire supporto durante tutto il processo di incubazione del progetto. In conclusione, lo studio ha rivelato che i nuovi posti di lavoro legati al mare richiedono un'attenzione speciale, una buona governance e adeguati requisiti infrastrutturali e di tracciabilità per incoraggiare lo sviluppo dell'imprenditorialità blu in Tunisia.

In Tunisia, le attività legate al mare rappresentano quasi il 16% del Pil, si legge in un rapporto pubblicato di recente dalla Ong Radici e Sviluppo Sostenibile (Rdd). In testa alla classifica c'è il turismo balneare, che da solo rappresenta oltre il 13% (compresi i servizi legati al turismo). La pesca e l'acquacoltura, l'estrazione offshore di petrolio e gas e il trasporto marittimo rappresentano il 3% del Pil. (ANSAmed).

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