(ANSA) - TUNISI, 17 APR - V paese più vulnerabile al mondo
per crescente rischio di siccitàLa Tunisia, che ha sofferto sei
anni di siccità nell'ultimo decennio, è considerata il quinto
Paese più vulnerabile al mondo per il crescente rischio di
siccità e penuria d'acqua. E' quanto emerge dall''ultimo
rapporto dell'Istituto tunisino di competitività e studi
quantitativi (Itceq), intitolato "Impatti macroeconomici e le
sfide dell'adattamento del settore agricolo ai cambiamenti
climatici".
Secondo gli standard internazionali, che fissano la soglia
minima del fabbisogno idrico di un Paese a 1.000 m3 pro capite
all'anno, la Tunisia è al di sotto della soglia di povertà
idrica, con meno di 500 m3 pro capite all'anno.
Secondo questo documento, con un alto tasso di prelievo di
risorse di acqua dolce e una bassa capacità in termini di
dighe, il settore idrico è il secondo più vulnerabile dopo
l'agricoltura, con un elevato punteggio di vulnerabilità dovuto
alla scarsa capacità del settore di adattarsi ai cambiamenti
climatici. "Questi fattori di vulnerabilità specifici del
settore potrebbero ostacolare lo sviluppo economico e sociale
della Tunisia", avvertono gli autori del rapporto, raccomandando
che la pianificazione economica a medio e lungo termine debba
tenere conto della realtà del cambiamento climatico e della
necessità di intensificare le misure di adattamento che
rimangono urgenti e vitali "per un'economia fortemente
dipendente dalle esportazioni agricole e dalle importazioni di
cereali".
Raccomandano inoltre di ideare e attuare una strategia di
adattamento integrata per alleviare i vincoli strutturali sullo
sviluppo economico in generale e sullo sviluppo del settore
agricolo in particolare. Gli effetti del cambiamento climatico
sono già stati percepibili in Tunisia, ma saranno ancora più
evidenti entro il 2050 e costituiranno una delle principali
sfide di sviluppo che il Paese deve affrontare. "Si prevede che
l'aumento delle temperature, la diminuzione delle precipitazioni
e l'incremento della frequenza e della durata degli eventi
estremi avranno ripercussioni negative sui raccolti e sulle
risorse idriche e del suolo, sia in termini di quantità che di
qualità."
Secondo la stessa fonte la Tunisia dovrebbe stabilire
politiche per adattarsi al cambiamento climatico, che potrebbe
aggravare la situazione economica. Tra esse, misure come la
costruzione di impianti di desalinizzazione, l'installazione di
unità di trattamento delle acque reflue e la manutenzione e
costruzione di nuove dighe per risolvere il problema della
carenza idrica a medio e lungo termine e ridurre il deficit
idrico.
L'efficacia di queste politiche dipenderà, tuttavia, da una
migliore gestione delle risorse idriche, migliorando al contempo
la produttività idrica in tutti i settori economici attraverso
l'ottimizzazione delle risorse disponibili e una migliore
gestione dei consumi domestici, prevenendo al contempo tutte le
perdite e gli sprechi, sottolinea lo studio. "Anche con gli
aumenti pianificati della fornitura idrica, il raggiungimento
simultaneo della sicurezza idrica e dello sviluppo economico
richiede tagli sostanziali all'elasticità dell'acqua nella
produzione agricola, industriale e di servizi attraverso
l'adozione di tecniche di produzione efficienti dal punto di
vista idrico". "Sebbene i decisori abbiano riconosciuto la
gravità del problema e abbiano ideato strategie di adattamento a
lungo termine, come investire nell'approvvigionamento idrico,
minimizzare le perdite nel processo di distribuzione e
ripristinare i bacini idrici esistenti, queste strategie sono
costose e richiedono il coinvolgimento del settore privato
accanto al settore pubblico", affermano gli autori del rapporto.
(ANSA).
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Cambiamento climatico, le opzioni di adattamento per Tunisi
Quinto Paese più vulnerabile al mondo per rischio di siccità