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Marocco: impennata dei prezzi di prodotti alimentari

Triplicati i costi di frutta e verdura, governo minimizza

Redazione Ansa

RABAT - In Marocco è il mese del digiuno, ma l'impennata di prezzi degli alimenti conferma che durante il Ramadan, appena si rompe il digiuno, è corsa agli acquisti. Il prezzo dei datteri è triplicato rispetto alla media annuale, tanto da indurre una parlamentare del partito islamista a porre un'interrogazione sul tema al ministro dell'Agricoltura, della pesca e delle foreste.

L'ultima nota dell'HCP, l'ente di Stato marocchino preposto alle statistiche, rivela che il tasso d'inflazione è salito al 10,1% a febbraio, con un aumento dell'1,7% rispetto al mese precedente. Un balzo che si spiega con l'aumento di oltre il 20% dei prezzi dei prodotti alimentari e del 3,6% di quelli non alimentari. In particolare, sono aumentati verdura (+17%), frutta (+5,7%) e carne (+4,3%). Nel paniere delle famiglie il termine di riferimento è il prezzo delle cipolle, balzato dai 5 ai 15 dhm (cioè da 50 centesimi a 1,50 euro) nel giro di un mese.

Come misura preventiva la Banca centrale del Marocco ha alzato per la terza volta il tasso di riferimento, ma il potete d'acquisto dei cittadini continua a essere eroso. Il governo insiste sulle misure di controllo: risale a martedì l'ultimo comunicato del ministro dell'Economia e delle Finanze, Nadia Fettah Alaoui, che assicurava che "i prezzi dei prodotti alimentari di base dovrebbero stabilizzarsi nei prossimi giorni".

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