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Tunisia: danni a economia blu da inquinamento da plastica

Rapporto BM, perdite per oltre 20 mln di dollari all'anno

Raccolta della plastica in Tunisia

Redazione Ansa

TUNISI - L'economia blu tunisina perde più di 20 milioni di dollari all'anno per gli effetti dell'inquinamento da plastica causato dall'utilizzo di 4,2 miliardi di sacchetti di plastica all'anno. Lo rivela un rapporto della Banca Mondiale (BM) intitolato "L'economia blu in Tunisia: Opportunità per uno sviluppo integrato e sostenibile del mare e delle zone costiere", nel quale si legge che i sacchetti di plastica rappresentano uno dei maggiori problemi di inquinamento da plastica in Tunisia, sacchetti che finiscono in natura, soprattutto nelle zone costiere.

Per combattere questa specifica fonte di inquinamento, il governo tunisino ha deciso di vietare i sacchetti di plastica monouso attraverso un accordo volontario con i supermercati nel 2017 e con le farmacie nel 2018, ma ha sempre incontrato la contrarietà dei produttori degli stessi che chiedono tempo per riconvertire le loro catene produttive. Attualmente l'esecutivo tunisino sta lavorando al divieto definitivo basato sul decreto n. 2020-32 del 16 gennaio 2020, che fissa le tipologie di sacchetti di plastica la cui produzione, importazione, distribuzione e detenzione sarà vietata sul mercato interno.

L'inquinamento delle coste e del mare da parte dei rifiuti di plastica può causare diverse conseguenze negative, come gli alti costi del loro smaltimento e per la pulizia delle spiagge e i rischi per la salute pubblica (contaminazione dei frutti di mare), secondo il World Wide Fund for Nature (Wwf). Secondo l'organizzazione per la conservazione della natura, nel 2016 la Tunisia ha scaricato nel Mediterraneo 8.500 tonnellate di plastica, il 33% delle quali ritorna sulle coste tunisine in un anno. Infatti, l'11% dei rifiuti di plastica è diretto verso il fondo del mare, il 33% verso il mare e ritorna verso la costa e il 56% rimane sulla superficie del mare. La stessa fonte stima che le 8.500 tonnellate di plastica scaricate annualmente in mare provengano da attività umane lungo le coste, in particolare quelle di Tunisi, Sousse, Sfax e Gabes (78%), da pesca, acquacoltura e navi (15%) e da depositi, in particolare quello del fiume Medjerda (7%).

La Heinrich Boll Stiftung (Plastic Atlas, 2019), prevede che le materie plastiche emettano gas serra (anidride carbonica, metano e altri gas serra) in tutte le fasi del loro ciclo di vita. In effetti, l'inquinamento della costa tunisina da parte dei rifiuti di plastica è visivamente notevole, soprattutto quando si tratta di rifiuti di imballaggi complessi, prodotti non riciclabili o difficili da raccogliere, secondo la Banca mondiale. Inoltre, è probabile che la pandemia di Covid abbia aumentato il problema dell'inquinamento marino da plastica in Tunisia, a causa dell'aumento dell'uso di mascherine, dispositivi di protezione individuale, imballaggi monouso e della mancanza di una corretta gestione di questi rifiuti. La quantità di rifiuti è in aumento poiché molte attività di riciclaggio sono state temporaneamente interrotte a causa della pandemia.

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