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Tunisia: focus sull'economia al Vertice della Francofonia

Attesi 30 leader sabato a Djerba, anche Macron e Trudeau

Redazione Ansa

TUNISI - Trenta leader mondiali, tra cui il francese Emmanuel Macron e il canadese Justin Trudeau, si incontreranno questo fine settimana in Tunisia per il Vertice della Francofonia, un "successo" diplomatico per il presidente Kais Saied, sedici mesi dopo la sua presa di potere. Questo 18mo Vertice dell'Organizzazione internazionale della Francofonia (Oif), sull'isola di Djerba, celebrerà il cinquantesimo anniversario di un'organizzazione che conta 88 membri e di cui la Tunisia è stata uno dei Paesi fondatori sotto il suo presidente Habib Bourguiba, insieme al senegalese Léopold Sedar Senghor, il nigeriano Hamani Diori e il principe Norodom Sihanouk della Cambogia. Il vertice, in programma i 19 e 20 novembre, sarà seguito lunedì da un Forum economico, a conferma dell'importanza del tema nelle relazioni tra paesi francofoni.

Sono 89 le delegazioni che hanno confermato la loro partecipazione, tra cui 31 capi di Stato e di governo e 7 leader di organizzazioni internazionali e regionali, secondo le autorità di Tunisi. Questo vertice rappresenta "il riconoscimento del ruolo della Tunisia nel mondo francofono e della sua diplomazia a livello regionale e internazionale" e un'opportunità per "rafforzare la cooperazione economica", assicura il coordinatore generale del vertice Mohamed Trabelsi.

Altri membri dell'Oif, come la provincia canadese del Quebec, si avvicinano al vertice come mezzo per "aumentare la (loro) presenza nell'Africa francofona, dove le opportunità di affari si stanno moltiplicando". Il francese è "la terza lingua commerciale al mondo e ci apre le porte, in un contesto di diversificazione dei mercati e delle filiere", spiega all'Afp la portavoce per la Francofonia del Quebec, Catherine Butcher, ricordando che l'idea di una "Francofonia economica" era stata difesa nel 2014 al vertice Oif di Dakar. Dal canto suo il ministro senegalese per la Francofonia Penda Mbow ritiene che "i paesi francofoni saranno giudicati sulla loro capacità di ridurre il divario digitale all'interno della loro società". Uno dei temi al centro del Forum economico di lunedì.

La Tunisia ospita l'incontro dopo due rinvii, il primo nel 2020 a causa della pandemia e poi nell'autunno del 2021 dopo la presa di potere di Saied che secondo molti osservatori ha posto fine a un'esperienza democratica unica nel mondo arabo. Per Saied, afferma il politologo francese Vincent Geisser, ospitare questo vertice è "un successo" perché "lo porterà fuori dal suo isolamento almeno temporaneamente". "È una sorta di pacificazione nei suoi rapporti con i suoi principali partner occidentali, userà questo evento per legittimare una svolta autoritaria fortemente criticata", ha detto all'Afp. Non mancano infatti le critiche per il nuovo corso intrapreso dalla dirigenza tunisina. Alti funzionari in Canada, un peso massimo nella Francofonia, hanno riconosciuto che ci sono "preoccupazioni" per la "partecipazione democratica" in Tunisia da quando il presidente Saied ha preso il pieno potere nel luglio 2021, preoccupazioni di cui il Canada dovrebbe farsi portavoce al vertice. Questi stessi funzionari sostengono tuttavia che l'organizzazione "può essere una forza positiva" su questioni globali come "la pace, la prosperità economica e il consolidamento della democrazia".

A questo proposito il ministro senegalese per la Francofonia Penda Mbow auspica che il vertice consenta un "rinnovamento del multilateralismo" che è "ovunque in crisi". "L'Oif, rimobilizzando la sua base, ha una buona carta da giocare", dice. Stessa opinione ad Abidjan dove il portavoce del governo, Amadou Coulibaly, ricorda che "nelle missioni della Francofonia c'è la promozione della lingua ma anche altre dimensioni che possono incidere sulle questioni politiche" o la mediazione dei conflitti.

Unica candidata alla sua successione, la ruandese Louise Mushikiwabo è garantita di essere rieletta per un nuovo mandato quadriennale a Segretario generale dell'Oif, che rappresenta un'area di 321 milioni di francofoni destinata a raddoppiare entro il 2050, grazie soprattutto a l'Africa. Di fronte a voci critiche, come quella dello scrittore senegalese Amadou Lamine Sall che ha parlato, in una recente rubrica, di una Francofonia "invisibile" e "non udibile" a livello internazionale, la Mushikiwabo afferma che l'organizzazione è "più rilevante che mai". Sebbene l'Oif sia "un'organizzazione modesta" (il suo budget non supera i 100 milioni di euro), "può portare un piccolo valore aggiunto" alla "maggior parte dei problemi del mondo", sia politici che economici, sostiene.

Un ottimismo temperato da Alioune Tine, figura della società civile senegalese. Per lui l'Oif si è mostrata "totalmente impotente, di fronte a elezioni fraudolenti, terzi mandati (di leader africani, ndr) e colpi di stato militari", in Mali, Guinea, Ciad e Burkina Faso.

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