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Turchia: export senza marchio per aggirare il boicottaggio di Riad

Tensioni bilaterali e caso Khashoggi, calo di vendite del 93%

Redazione Ansa

ISTANBUL - Numerosi esportatori turchi hanno iniziato da alcuni mesi a rimuovere il marchio d'origine dai propri prodotti per aggirare il boicottaggio informale avviato lo scorso anno in Arabia Saudita contro i beni in arrivo da Ankara. La strategia, secondo quanto riferiscono ai media alcuni imprenditori, sarebbe quella di inviare i prodotti in Paesi terzi, da cui vengono poi smistati verso il mercato del Regno senza il bollino 'made in Turkey'.

In particolare, i dati dei flussi commerciali indicano un aumento anomalo tra il 200% e il 400% delle esportazioni turche di prodotti tessili, chimici e di gioielleria verso Libano e Oman. Altre aziende di Ankara punterebbero su una delocalizzazione delle fasi finali della produzione, in modo che risulti con un'origine diversa.

Il boicottaggio saudita, promosso da alcuni dei maggiori imprenditori e rivenditori locali, non è mai stato riconosciuto ufficialmente dalle autorità del Regno, ma le cifre mostrano in modo evidente una brusca frenata dell'interscambio. Nei primi due mesi del 2021, le esportazioni turche sono calate del 93% su base annua a 38 milioni di dollari. Secondo l'Associazione degli esportatori turchi (Tim), una riduzione di oltre il 90% ha colpito settori come l'abbigliamento, la gioielleria e l'automotive. Nei giorni scorsi, Ankara ha dato una dimensione ufficiale alla diatriba, sollevando il caso a Ginevra davanti all'Organizzazione mondiale del commercio.

I rapporti con Riad risentono da anni di diverse tensioni regionali e sono stati aggravati dall'uccisione a Istanbul del giornalista saudita Jamal Khashoggi. Nelle ultime settimane, tuttavia, il governo di Recep Tayyip Erdogan ha espresso la volontà di ricucire le relazioni.

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