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Cnr: da Covid contrazione economia area Med dell'8,35%

Duro rallentamento commercio e stop turismo. Sale disoccupazione

Redazione Ansa

NAPOLI - Le conseguenze geopolitiche, sociali ed economiche della pandemia di COVID-19 nell'area mediterranea sono al centro del Mediterranean Economies 2020 (ME20), versione internazionale del Rapporto sulle economie del Mediterraneo (REM) curato dall'Istituto di studi sul Mediterraneo del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Ismed).

Il Rapporto sarà presentato il prossimo 5 marzo a Napoli con i docenti di economia dell'università di Tor Vergata e della Sapienza, Giovanni Tria e Claudio De Vincenti, e il direttore del Dipartimento scienze umane e sociali, patrimonio culturale del Cnr Gilberto Corbellini.

"La pandemia di COVID-19 ci ha fatto rivedere il nostro obiettivo originale e questa prima edizione di Mediterranean Economies si concentra soprattutto sull'impatto sulle economie del Mediterraneo", spiega Giovanni Canitano, uno dei curatori del Rapporto. "La pandemia - aggiunge Salvatore Capasso, curatore del volume e direttore Cnr-Ismed - ha confermato che la mobilità e il commercio internazionale sono cruciali per sostenere la crescita in molti Paesi. Le economie mediterranee si sono dimostrate particolarmente vulnerabili alle limitazioni del commercio internazionale e dei movimenti di capitali e persone, e una crisi prolungata rischia di avere gravi conseguenze economiche, sociali e politiche, con effetti destabilizzanti nelle aree più deboli", Capasso sottolinea che la recessione che seguirà il blocco sarà grave: "il FMI - spiega - stima una riduzione dell'economia globale di circa il 3% nel 2020, peggiore di quella seguita alla crisi finanziaria del 2008-09. Inoltre questa crisi è veramente globale. Caratteristica chiave di questa crisi economica è l'asimmetria. Alcuni settori come l'elettronica sono colpiti marginalmente, o addirittura beneficiano della pandemia; altri sono quasi completamente inattivi, come il turismo. E l'asimmetria riguarda anche i Paesi, a causa della diversa diffusione del virus e del diverso peso dei settori esposti. Le economie già fragili, particolarmente dipendenti dalla domanda esterna e dal turismo, subiranno maggiormente gli effetti della recessione. Gli interventi massicci dei governi hanno attutito l'impatto economico della pandemia, tuttavia i deficit pubblici sono aumentati".

"I dati FMI - prosegue Capasso - indicano che la contrazione dell'attività economica nell'area mediterranea sarà di circa l'8,35%. Quella stimata per il 2020 del Prodotto interno lordo italiano è del 10,5%, contrazione che sarà recuperata solo nel 2025. Una sorte simile tocca ai Paesi della sponda sud (Spagna, Portogallo e Grecia) che però, secondo le stime del FMI, godranno di una ripresa più vigorosa già a partire dal 2021. I tassi di disoccupazione nel 2020 salgono ovunque e in Spagna e Grecia superano il 20%, in Italia si prevede che resti intorno all'11.8% anche nel 2021. In tutta l'area del Mediterraneo i tassi di risparmio si sono significativamente ridotti nel 2020, a indicare che i consumi si trovano a livelli difficilmente comprimibili. A seguito degli interventi di sostegno dei governi, in tutti i Paesi del bacino l'indebitamento pubblico conosce notevoli incrementi. In Italia tra 2019 e 2020 il rapporto debito-Pil passa da 126% al 149%".

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