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Meno contratti in Catalogna, aumentano migranti irregolati

Saliti al 54,6% in 2017, senza lavoro non si rinnovano permessi

Redazione Ansa

(ANSAmed) - MADRID 23 GEN - La difficoltà per gli stranieri di rinnovare i permessi di lavoro in Catalogna ha provocato un notevole incremento del numero di immigrati irregolari. Nel 2017 il loro numero è aumentato al 54,6%, pari a 7,5 punti in più rispetto all'anno precedente, secondo la memoria del Centro di Informazione per Lavoratori Stranieri (Cite) presentata dal sindacato Comisiones Obreras (CcOo), citata dai media iberici.

I dati si basano sull'analisi delle 27.741 richieste avanzate da 11.316 immigrati agli sportelli del Cite nella regione. L'aumento dei casi di irregolarità, che riguarda il 54,6% delle richieste, secondo il direttore del Cite, Carles Bertran, è collegato direttamente alle difficoltà di ottenere o rinnovare i permessi di lavoro a causa della crisi - per mancanza di contratto o dei versamenti dei minimi contributivi alla Previdenza sociale, requisiti necessari per poter legalizzare la posizione degli immigrati. L'aumento delle situazioni irregolari è costante dal 2013 e riguarda maggiormente gli uomini - un 58% - impiegati soprattutto nei settori dell'industria e delle costruzioni e in minore misura le donne - 52% - occupate nei lavori domestici. Il sindacato denuncia che nel 2017 si è ridotto ulteriormente il numero di stranieri che lavorano rispetto all'anno precedente, passato dal 47,3% al 45,9% di quanti registrati agli sportelli del Cite. Per settori, i livelli più alti di impiego si mantengono nel servizio domestico (40,5%), che occupa un 94% di donne, a fronte di quelli dei servizi (22,8%) e alberghiero (12,7%). Lo studio rileva in generale un incremento di 4 punti del lavoro irregolare, che rappresenta in Catalogna il 58,7% del totale, soprattutto nel servizio domestico (45,2% del totale) e dei servizi (22,5% del totale). Nell'analizzare la tendenza, costante negli ultimi sei anni, il direttore del Cite ha attribuito la causa dell'aumento dell'irregolarità all'attuale legge sugli stranieri, che prescrive tre anni di residenza in Spagna e un contratto a tempo pieno di un anno, per giustificare il radicamento sul territorio dell'immigrato. Requisiti che restano una chimera per la maggioranza dei migranti, poiché la gran parte dei nuovi contratti di lavoro in Spagna sono a tempo parziale ed è "molto difficile - ha sottolineato Beltran - ottenere contratti a tempo pieno soprattutto nel servizio domestico". La maggioranza degli immigrati irregolari proviene dall'America Latina (50%) mentre, per singoli paesi, in cima alla lista c'è il Marocco (oltre 10%), seguito da Colombia (8,9%), Venezuela (8,7%) e Honduras (8%).

A fronte della progressiva esclusione degli immigrati dal mercato legale del lavoro, Comisiones Obreras chiede con urgenza alla Delegazione del governo "misure per rendere più flessibili le procedure di accesso alla situazione di regolarità e al suo mantenimento". E ha annunciato che chiederà ai gruppi politici del nuovo Parlamento catalano, appena insediato, di esigere dallo Stato centrale la ratifica dell'accordo della Organizzazione Internazionale del Lavoro (Oit), che riconosce ai lavoratori stranieri il diritto di accedere a sussidi di disoccupazione. (ANSAmed) Leggi l'articolo completo su ANSA.it