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'LawChouMaSar', il Libano che non molla mai malgrado tutto

Investire sempre. 'Savoir vivre à la libanaise' salverà il Paese

Charles Arbid, presidente dell'Associazione del Franchising libanese (Afl)

Redazione Ansa

(di Cristiana Missori)

BEIRUT - 'LawChouMaSar', qualsiasi cosa accada, continuare a investire. C'è una parte del Libano che non vuole mollare. E' quella delle aziende che rappresentano in patria e all'estero il 'savoir vivre à la libanaise', quel sapere vivere per cui i libanesi sono conosciuti - ammirati e spesso invidiati nel resto del mondo arabo.Malgrado gli indicatori economici in caduta libera, la crisi siriana, le tensioni con i Paesi del Golfo - principali mercato di sbocco per i prodotti libanesi - e l'instabilità politica interna del Paese, i libanesi non smettono di fare impresa. A parlare è Charles Arbid, presidente dell'Associazione del Franchising libanese (Afl) che riunisce oggi 300 aziende che operano soprattutto nel campo della ristorazione, della moda, del retail, dei servizi e del turismo.

Tra il 2011 e il 2012 - ricorda - il nostro tasso di crescita si aggirava tra il 4 e il 6%, mentre quest'anno non raggiungeremo l'1%". A soffrire di questa stagnazione sono tutti i settori, alcuni più di altri, fa notare. Come le esportazioni industriali. "Nel 2012 valevano 4,5 miliardi di dollari. Oggi abbiamo perso il 25% e la nostra bilancia dei pagamenti è in deficit: importiamo 21 miliardi di dollari e esportiamo per 3 miliardi". Se l'industria nel suo complesso è in crisi, il settore del franchising tiene bene. Un comparto che "rappresenta il 4% del Pil, 1,6 miliardi di dollari, 1.200 concept fra libanesi e stranieri presenti in Libano e 90 mila posti di lavoro". A salvare l'economia libanese, o meglio, "l'economia dei libanesi" - come ama definirla lui - "fatta dalla gente e dalla sua resilienza, dal suo saper fare, la sua apertura, la sua multiculturalità". Sei mesi fa l'Associazione ha lanciato una campagna: 'Qualsiasi cosa accada', continuare a credere e investire. Abbiamo avuto 200 mila adesioni. Segno che i libanesi non mollano". In attesa che la crisi politica con i Paesi del Golfo si risolva, Arbid suggerisce di guardare "maggiormente al Mediterraneo, ai Paesi amici, alla cooperazione Nord-Sud e al rafforzamento dell'attività dell'Unione per il Mediterraneo". E all'Italia? "L'Italia - replica - è ancora poco attratta dai marchi libanesi. Abbiamo un gran lavoro da fare per farci conoscere".

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