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Il Marocco guarda all'Africa: economia, sviluppo e diritti

La banca centrale entra nel Fondo per energia e infrastrutture

King of Morocco visits Netherlands [ARCHIVE MATERIAL 20160330 ]

Redazione Ansa

(ANSAmed) - RABAT - Il Marocco torna a misurarsi con l'Africa. E l'obiettivo non è solo economico, anche sociale e umano. Almeno secondo le intenzioni di re Mohammed VI che a qualche giorno dalla Festa del Trono, 16mo anniversario del suo insediamento alla guida del paese, svela i programmi africani con un messaggio inviato alla conferenza del Gruppo Le Matin.

Programmi di sviluppo "per liberare le energie locali" e di studio, con i 15 mila studenti ospitati nelle università marocchine e altri 8 mila finanziati con borse di studio nei loro paesi. Di pari passo procede sia la politica economica sia la diplomazia.

La Banca centrale del Marocco entra ufficialmente nel capitale del Fondo Africa 50, il fondo che finanzia lo sviluppo della rete di infrastrutture e energie nel continente. L'aumento di capitale, varato lo scorso fine settimana, ha incluso il nuovo azionista, Bank Al Maghreb, la banca centrale marocchina.

Con l'acquisto di azioni per 20 milioni di dollari, spiega il comunicato di Fondo Africa50, il capitale del fondo sale a 740 milioni, di cui 633 destinati ai progetti già finanziati e 70 a sviluppo di nuovi. La sede del fondo è a Casablanca e gli azionisti sono in tutto 22. L'ingresso del Marocco arriva all'indomani dell'apertura verso l'Unione africana. Un colpo di scena nello scacchiere internazionale, perché la presenza di Polisario, l'organizzazione armata che rivendica l'indipendenza del Sahara occidentale, aveva precluso ogni possibilità di dialogo. Oro gli analisti scommettono sulla coesistenza dei due nell'Unione. Per oltre 40 anni le tensioni tra Marocco e Algeria per la crisi sahariana hanno minato la stabilità di tutto il Maghreb.

Ora, 32 anni dopo l'uscita, il re del Marocco ha inviato un messaggio ufficiale al 27mo summit dell'Unione africana, annunciando che per il Marocco era arrivato il tempo di riconquistare "il suo posto naturale" in Africa. Il paese è più forte, economicamente innanzitutto, e poi per il fine lavoro di diplomazia che questo sovrano è riuscito a tessere in tutta l'Africa, portando dalla sua parte Senegal e una dozzina di stati. Con ogni probabilità sarà Polisario, fiancheggiato da Nigeria e Sud Africa, a dover scegliere se rinunciare alla battaglia per il riconoscimento internazionale o abbassare le pretese. Intanto, orfani di Mohammed Abdelaziz, lo storico leader, tra i fondatori del Fronte polisario, scomparso a maggio, i saharawi si sono dati un nuovo capo, Brahim Ghali, compagno della prima ora di Abdelaziz. In molti sono pronti a scommettere che è l'uomo giusto per dialogare sia con gli uomini dell'esercito sia con la diplomazia. (ANSAmed)

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