(ANSAmed) - BEIRUT, 16 NOV - L'Isis controlla la maggior
parte dei giacimenti petroliferi siriani e la vendita di greggio
rappresenta la sua principale fonte di finanziamento. E' quanto
ha sottolineato il presidente russo Vladimir Putin, facendo oggi
vedere ai colleghi del G20 le immagini scattate dallo spazio e
dagli aerei delle colonne di autocisterne usate per il
trasporto.
Secondo una recente inchiesta del Financial Times, lo Stato
islamico guadagna ogni giorno 1,5 milioni di dollari dalla
vendita del greggio estratto nei territori sotto il suo
controllo. In particolare, nella provincia siriana orientale di
Deyr az Zor, al confine con l'Iraq. Secondo testimoni locali,
l'Isis controlla anche il giacimento di Qayyara, vicino alla
città irachena di Mosul, da cui viene però estratto un tipo di
greggio più 'pesante', usato soprattutto per la produzione di
asfalto. Nella provincia centrale siriana di Homs, le forze
lealiste e quelle del 'Califfato' combattono per il controllo
del giacimento petrolifero di Jazal e per quello di gas di
Shaer, più volte passati di mano e attualmente sotto il
controllo dei governativi.
Il petrolio viene preso in consegna nei giacimenti da
intermediatori che lo caricano su autocisterne per rivenderlo su
mercati locali - il più importante è quello di Al Qaim, alla
frontiera con l'Iraq - o alle raffinerie gestite direttamente
dall'Isis o, per la maggior parte, da operatori locali che si
spartiscono il ricavato con gli stessi jihadisti. Si tratta in
gran parte di impianti rudimentali costruiti da privati dopo che
quelli nelle mani dell'Isis erano stati distrutti dai raid aerei
della Coalizione internazionale a guida americana. Ne viene
ricavato carburante per autoveicoli o 'mazout', un tipo di
gasolio utilizzato per alimentare i generatori di elettricità.
Secondo il Financial Times, la maggior parte del prodotto
viene poi venduto negli stessi territori sotto il controllo
dell'Isis, in Siria e in Iraq, o in quelli vicini nelle mani di
gruppi ribelli nemici dello stesso Stato islamico.
L'esportazione all'estero, in particolare verso la Turchia, è
invece notevolmente diminuita, soprattutto per il crollo del
prezzo del greggio sui mercati mondiali che l'ha resa meno
conveniente.
Il traffico attraverso la frontiera, tuttavia, non è
completamente cessato e continua soprattutto con il trasporto
del prodotto in piccoli contenitori a dorso di mulo o di
cavallo. In Iraq la maggior parte del contrabbando, che avveniva
attraverso la regione curda, è stato bloccato, ma secondo
testimoni locali una parte del prodotto prende la via della
Giordania.
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Isis: rotte del petrolio jihadista, come si finanzia terrore
Putin, Califfato controlla maggioranza giacimenti siriani