Rubriche

Paesi Golfo verso introduzione Iva, è rivoluzione fiscale

Misura appare molto probabile a causa crollo dei prezzi greggio

La Borsa di Dubai

Redazione Ansa

(di Virginia Di Marco).

ROMA - Una rivoluzione fiscale sta prendendo forma nei Paesi del Golfo. I sei Stati membri del Consiglio di cooperazione del Golfo (Gcc) - Arabia Saudita, Bahrein, Emirati arabi uniti, Kuwait, Oman, Qatar - sembrano decisi a procedere verso l'introduzione dell'imposta sul valore aggiunto (Iva) nei propri sistemi tributari. Cittadini e aziende locali e internazionali seguono da vicino gli sviluppi della discussione in corso; la domanda che in varie forme campeggia da mesi sui media regionali è una: "Lo faranno o non lo faranno?" La questione, del resto, è sul tavolo ormai da un po': l'ipotesi era stata ventilata per la prima volta nel 2007. Ma da allora ben pochi passi avanti erano stati fatti. Almeno fino al 2014: da quando il prezzo del petrolio ha cominciato la sua discesa verso il basso, gli incontri sul tema si sono susseguiti a un ritmo decisamente più serrato. L'ultimo in ordine di tempo si è tenuto lo scorso fine settimana, a Doha (Qatar), dove si è riunito il Comitato per la cooperazione economica e finanziaria del Gcc. L'agenzia di stampa nazionale del Kuwait, Kuna, ha riportato le affermazioni del ministro dell'Economia kuwaitiano, il quale ha annunciato che il vertice ha portato all'adozione di una bozza di accordo. Il testo prevederebbe di procedere all'applicazione dell'Iva, col sostegno di tutti i governi dei Paesi in causa.

Del resto, l'introduzione simultanea nei sei Stati è stata indicata come una condizione fondamentale per il successo dell'operazione. Altrimenti, la circolazione e gli scambi che avvengono continuamente all'interno dei Paesi del Golfo potrebbero facilmente tradursi nel traffico di beni non tassati da una nazione all'altra. Senza contare che si creerebbe uno scompenso dal punto di vista della competitività da Stato a Stato.

Sull'entità della nuova imposta non ci sono ancora dettagli confermati; indiscrezioni di stampa indicano una percentuale compresa tra il 3 e il 5%, ma le fonti ufficiali non parlano. In ogni caso, se la misura troverà - come sembra sempre più probabile - applicazione concreta, si tratterà di un enorme cambiamento dal punto di vista economico e fiscale per i membri del Gcc, che fondano la propria ricchezza sulla vendita di petrolio e gas. Ma non solo: sarà anche una patata bollente da gestire con delicatezza sul piano politico in quanto cittadini e imprenditori finora non hanno conosciuto nulla del genere. E proprio per rendere più digeribile questo tributo che pesa direttamente sulle tasche dei consumatori, sembra che i beni primari - come cibo e medicine - e le merci non di lusso saranno lasciati fuori dal nuovo regime fiscale. 

Leggi l'articolo completo su ANSA.it