(di Rodolfo Calò)
(ANSAmed) - IL CAIRO, 20 MAR - Un mercato caotico e tarato da
limiti di cultura imprenditoriale ma dalle grandi possibilità e
che merita quindi di essere esplorato anche se, almeno nel suo
settore, le speranze di successo sono poche: è una visione
soprattutto negativa, ma ottimista nei fatti, quella dell'Egitto
descritta da un piccolo operatore che ha fatto parte della
missione imprenditoriale italiana compiuta il mese scorso nel
paese delle piramidi.
Con la Conferenza per lo sviluppo economico del paese
svoltasi a Sharm El Sheikh lo scorso fine settimana, l'Egitto si
è presentato come un eldorado miliardario per gli investimenti
soprattutto di grandi gruppi ma con potenzialità enormi anche
per le Pmi una volta che i mega-progetti presentati inizieranno
a concretizzarsi creando sub-appalti e reclamando forniture. Ma
era stata la missione di imprenditori guidata dal viceministro
per lo Sviluppo Economico, Carlo Calenda, a illustrare le
possibilità di investimento più concrete, immediate e pensate
direttamente per le esigenze delle piccole e medie imprese
italiane.
"Ho ripetuto l'esperienza in Egitto, dopo quella del 1999,
perché speravo fossero cambiate un pò di cose", ha detto
l'amministratore unico di un'azienda pugliese, Marcello
Schiavone, che Ansamed ha scelto di intervistare attraverso una
selezione casuale. Schiavone ha aggiunto di essersi avvalso
"anche del contatto stabilito con un piccolo commerciante due
anni fa". Rispetto al periodo precedente alla doppia rivoluzione
del 2011-2013, "un pò di cose sono cambiate, ma credo in
peggio", sostiene l'imprenditore pugliese: "ho trovato un paese
molto più caotico, confusionario, e che in qualche modo cerca di
recuperare ritardi e aspira a standard di vita migliori ma che
restano bassissimi", aggiunge.
"Ho scelto l'Egitto perchè credo che in questo paese ci sia
una grande possibilità di crescita", dice Schiavone, titolare di
una S.r.l., la "Diesse", che in provincia di Taranto produce
piccole macchine agricole. "Ma loro per primi vogliono
crescere?", chiede retoricamente riferendosi agli egiziani.
L'organizzazione della missione imprenditoriale che è stata
in Egitto dal 22 al 24 febbraio "è stata impeccabile" e l'intera
iniziativa merita plauso, ha dichiarato l'imprenditore motivando
il suo pessimismo con il fattore culturale: "Credo si possa fare
ben poco per poter cambiare la mentalità del non-fare egiziano.
E' il paese che deve voler cambiare", ha sostenuto Schiavone
dicendo che - nonostante l'azzeccata pre-selezione dei partner
egiziani fatta dall'Ice e le centinaia di incontri B2B (i
"business to business", tra imprese) realizzati nella missione -
a suo avviso ci sono "poche speranze, soprattutto nel mio
settore". (ANSAmed).
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Egitto: un imprenditore pugliese, poche speranze ma ci provo
Parla un partecipante della missione imprenditoriale italiana