(di Diego Minuti)
(ANSAmed) - ROMA, 4 MAR - Era solo questione di tempo ed
alla fine anche nell'Algeria, che il petrolio ha fatto ricca, la
crisi economica conseguenza del crollo del prezzo del greggio è
calata come una mannaia sugli ambiziosi progetti di cui il
presidente Abdelaziz Bouteflika s'era fatto fervente
sostenitore.
Il crollo del prezzo del barile, che si è quasi dimezzato
nell'arco di pochi anni, ha ridimensionato il ''tesoretto'' che
il governo riteneva di potere utilizzare annualmente per attuare
i suoi piani e, quindi, onorare le promesse fatte agli algerini,
soprattutto ai più giovani davanti ai quali si agita lo spettro
di drastica riduzione dei posti pubblici, i cui costi non sono
più sostenibili.
Una delle misure allo studio sarebbe un ridimensionamento dei
fondi destinati all'avvio di attività imprenditoriali giovanili.
Si tratta di quegli stanziamenti cui hanno accesso i giovani
che, per convinzione o perchè vedono sbarrate le porte della
pubblica amministrazione o degli enti di Stato, intraprendono
attività imprenditoriali. E la mancanza di sbocchi occupazionali
si traduce per i giovani algerini, oltre che nella mancanza di
una fonte di reddito, anche nell'impossibilità di crearsi una
famiglia propria e, quindi, affrancarsi da quella d'origine, in
cui spesso non si riconoscono più per le enormi differenze
culturali che si sono determinate nel tempo.
Le misure di austerità, comunque ancora non ufficializzate,
potrebbero anche comportare il congelamento del turn over nel
settore pubblico, ma in molti temono anche un innalzamento
dell'età pensionabile, anche se al momento non pare che si possa
giungere a questo per la solidità economica delle varie casse.
Le conseguenze della crisi dovrebbero colpire soprattutto il
settore dei lavori pubblici e, più in particolare, quello delle
opere infrastrutturali e quindi i programmi legati all'edilizia
popolare. Non si dovrebbe arrivare alla cancellazione di opere,
ma potrebbe arrivare la redazione di una ''graduatoria'' delle
priorità. Il timore vero, comunque, come sostengono alcuni
economisti algerini, è che l'economia non possa reggere ancora
per molto il gravame derivato da un andamento troppo altalenante
del prezzo del barile di petrolio, su cui, negli anni scorsi,
collocandolo in una fascia media di 100 dollari (oggi la
quotazione si aggira sui 60 dollari), si erano fatti progetti e
coltivate speranze.
Un brusco ridimensionamento che, nonostante se ne fossero
colte le avvisaglie già qualche anno fa (con molte Cassandre
rimaste inascoltate), ha colpito al cuore un'economia che si è
cullata e si culla ancora sul petrolio, che copre il 95 per
cento delle esportazioni. (ANSAmed).
Leggi l'articolo completo su ANSA.it
Algeria: crisi petrolio fa scattare misure austerità
Programmi ridimensionati, stop turn over settore pubblico