Rubriche

MedFilm Festival celebra il 60esimo anniversario di Amnesty

Domani Nuovo Cinema Aquila di Roma, stasera premiazione al Savoy

Ginella Vocca, presidente del MedFilm Festival, e Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia

Redazione Ansa

(di Valentina Maresca)

ROMA - MedFilm Festival e Amnesty International, un sodalizio rodato che domani si traduce in una giornata dedicata alla più nota organizzazione non governativa per la difesa dei diritti umani in occasione del suo 60esimo anniversario. Per celebrarlo, ci saranno due proiezioni evento al Nuovo Cinema Aquila di Roma: alle 17.00, 'Candle in Barbed Wire' di Fabio Masi, documentario sui 60 anni di lotta per i diritti umani di Amnesty International vista e raccontata attraverso gli occhi, le parole e le azioni di un gruppo - attivisti e volontari - della sezione italiana. Alle 18.30, 'I figli di Caino' di Keti Stamo, film ambientato in un piccolo villaggio dell'Albania del nord, dove l'antico codice del Kanun detta ancora le regole. Protagonisti del lungometraggio, sette bambini obbligati a vivere seguendo questo codice e che s'incontrano per discutere della storia di Caino e Abele.

Per il terzo anno consecutivo, Amnesty International conferirà il Premio Amnesty per i diritti umani a una pellicola del MedFilm Festival 2021 nell'ambito della cerimonia di premiazione prevista stasera al Cinema Savoy di Roma, in cui saranno decretati anche i vincitori tra i lungometraggi e i corti presentati alla XXVII edizione della kermesse. Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia, ha commentato l'anniversario.

"Meglio parlare di ricorrenza che di festeggiamento, termine improprio quando ci si riferisce ai diritti umani minacciati", ha detto Noury ad ANSAmed. "Dopo 60 anni, di Amnesty c'è ancora bisogno, ma sicuramente sono stati fatti dei passi avanti in ambito di sensibilità sulla questione dei diritti, anche dal punto di vista legislativo. Basti citare un esempio: 60 anni fa i Paesi che avevano abolito la pena di morte erano pochi, oggi invece sono pochi quelli che la applicano. Tuttavia permangono molteplici sfide, dal conflitto in Siria all'acuirsi della povertà, dalla discriminazione fino alla pandemia, che rappresenta un attacco globale alla salute con gruppi più vulnerabili e, in molte realtà, un servizio mancato di sanità pubblica. Il nostro, dunque, è un bilancio a luci e ombre".

Noury ha ricordato i Paesi in cui il deterioramento dei diritti umani non ha un'adeguata copertura mediatica: "Non si parla abbastanza di quanto accade in Brasile, India e Turchia. In quest'ultima, per esempio, la nostra direttrice generale e il nostro presidente sono stati condannati per terrorismo in primo grado di giudizio. Ci sarà l'appello e sono a piede libero, ma se attaccano noi, figuriamoci cosa accade alle Ong più piccole".

Con riferimento ulteriore alla Turchia, il portavoce di Amnesty International Italia ha puntato il dito contro l'Unione europea, che "ha fatto ricorso a un sistema di esternalizzazione, appaltando il fenomeno migratorio a costi umani ed economici insostenibili". Dal MedFilm Festival, quindi, l'appello è di "valorizzare l'attivismo dei diritti umani e il protagonismo della società civile dei Paesi vicini a noi, sulle sponde comuni del Mediterraneo", con il monito di "non cadere nel tranello per cui i diritti umani sono negoziabili".

Noury, inoltre, ha sottolineato il coraggio e la ricchezza delle voci presenti nelle società civili di Egitto, Turchia e Paesi dei Balcani in cui c'è stato il conflitto. "La cinematografia ci aiuta a conoscere meglio questi mondi e a parlare maggiormente della difesa dei diritti e delle libertà", ha concluso.

Leggi l'articolo completo su ANSA.it