(ANSAmed) - TUNISI, 24 MAR - In questi giorni di emergenza
dovuta al coronavirus, c'è chi ha scelto di tornare in Italia,
chi invece di rimanere nel Paese che la ospita. E' il caso della
scrittrice veneziana Elena Nicolai, basata a Tunisi, dopo
un'esperienza in Pakistan, che approfitta di queste giornate di
quarantena generale per scrivere e terminare il suo prossimo
lavoro editoriale.
A Tunisi, crocevia di storia, culture e impeti di umanità, si
riuniscono infatti e sembrano trovare protezione dalle minacce
di questi tempi duri i personaggi diversissimi e apparentemente
lontani dei romanzi di Elena Nicolai.
Il filo sotteso, sottile ma solido, alle storie narrate
dall'autrice sembra voler stringere in un ideale abbraccio
luoghi e culture distanti, destini isolati ma travolti dalla
storia e che in Tunisia, così vicina all'Italia ma al di là del
mare, approdano come seguendo una rotta spontanea, come in un
ritorno. Così, accompagnando il protagonista de "Il vecchio
Leone", suo romanzo d'esordio edito da Leucotea (2017) ed
ambientato in una indeterminata provincia italiana, pare a volte
di ritrovare i colori delle strade della capitale tunisina con
le sue folle, la ritualità degli incontri nei tanti caffè
gremiti; quando poi il protagonista, affiancato dall'amico e
compagno di avventure, si cimenta in una sfortunata giornata di
pesca, sembra di poter seguire i loro passi lungo la riva de La
Goulette, a lato del mare d'azzurro pulsante, nei ristoranti di
pesce aperti sulle strade dove, con una consonanza inaspettata,
come nel romanzo è possibile far cuocere e mangiare il pesce che
si sceglie fresco, sul posto. Tra le pagine del libro si ritrova
anche il gelsomino, fiore simbolo nel capitolo "Il profumo del
gelsomino": i ricordi del protagonista echeggiano nei profumati
boccioli venduti al Mercato Centrale o, in piccoli mazzetti
benaugurali, nelle tante vie della Medina: "Mi spiegasti che le
donne di una volta si tenevano i fiori sul seno, per profumare e
fare cosa gradita al loro uomo; anche tra i capelli, era questo
il senso". E nella caotica e vivace città di Tunisi, anche gli
uomini mantengono in equilibrio piccoli fiori di gelsomino sopra
l'orecchio mentre servono ai banchi del mercato o attendono
acquirenti sulle soglie delle loro botteghe, o lo regalano in
piccole composizioni profumate che le donne custodiscono,
giocandole tra le dita.
Il filo della riflessione e della ricerca di senso attraverso
luoghi distanti trova voce nella letteratura e raffina la sua
maglia anche nel secondo romanzo, "L'Albero delle Quaglie - tra
i sentieri di Islamabad un segreto" (Bertoni Editore, 2018),
apparentemente sradicato dai porti del Mediterraneo ed invece
quanto mai vicino nell'urgenza memoriale a Venezia e al Salento,
ai mari che dall'Italia si aprono ad ampiezze impreviste: si
svela una "speciale geografia dell'anima", perché "i luoghi da
soli non sono che passaggi, ognuno ha la sua mappa interiore".
Come in un nostos (viaggio di ritorno), la trama di questa mappa
di percorsi disorientati e di scoperte sembra riportare a
Tunisi, nel nuovo romanzo che, come rivela in anteprima all'ANSA
l'autrice, è atteso prima del Natale 2020.
Qui, a Tunisi, i personaggi si incontrano e trovano, nel loro
peregrinare, una guida d'eccezione: Nina da Tunisi e Quattrocchi
dal Pakistan hanno uno strano incontro, Dante, e affrontano
insieme a lui l'Inferno, seguendo i versi della Divina Commedia;
a poco a poco si sovrappongono, fondono, anche le loro storie e
i loro mondi. La prima cantica diviene lo specchio delle loro
biografie, narrazione spontanea anche delle loro vite, la chiave
interpretativa dei sentimenti di Quattrocchi prima e, per un
gioco di rifrazione, di Nina poi. Il pellegrino Dante ritorna a
compiere il suo viaggio ma, questa volta, è lui a fare da guida.
Quattrocchi e Nina dialogano e vivono attraverso i versi
danteschi, Nina completa il viaggio iniziato da Quattrocchi, lo
rivive: leggono ed ascoltano un Dante interculturale e la sua
poesia, le sue riflessioni, guidano entrambe nella ricerca di
senso e di interpretazione delle culture differenti in cui si
trovano a vivere ("Ma come ti sarà venuto in mente: prendi
appunti di intercultura e utilizzi l'Inferno! Non fai solo
autoanalisi"). La storia del loro viaggio si intreccia, si
elide, si spiega solo così annodata, ricomponendosi nelle
alternanze dell'assenza, degli incontri, di messaggi svelati che
contengono una bella speranza, quella di un moderno Poeta,
custodita dalle mura della Medina di Tunisi: "Il nostro sogno
rifiuta la morte", oppure, potremmo tradurre, "si oppone alla
morte". Un sogno tunisino che l'autrice ancora difende, in
questi giorni di apprensione e resistenza alla paura, confidando
nella vitalità tenace della città di Tunisi. (ANSAmed)
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Libri: la geografia dell'anima di Nicolai fa base a Tunisi
Qui si incontrano personaggi prossimo suo lavoro