(ANSAmed) - ROMA, 18 NOV - Il Premio alla Carriera a Eran
Riklis, uno dei maggiori registi israeliani, è stato assegnato
al Pitigliani Kolno'a Festival, manifestazione su ebraismo e
Israele nel cinema che si tiene a Roma fino al prossimo 20
novembre. Impegnato nell'indagare il tratto umano dei suoi
personaggi in una terra dai violenti conflitti, Riklis ha
presentato ieri i suoi due film alla Casa del Cinema durante la
14esima edizione del festival, 'Dancing arabs', "del 2014 ma
tornato drammaticamente attuale in questi ultimi giorni" e
'Shelter', storia di spionaggio girata nel 2017.
Riferendosi in particolare a 'Dancing arabs', che racconta la
formazione di un arabo israeliano a contatto con il mondo
ebraico, Riklis ha detto di sentire "il dovere di raccontare la
storia del posto in cui sono nato", cioè la città di
Gerusalemme. Il regista si è poi trasferito all'estero, vivendo
in Brasile, nel Regno Unito, in Canada, negli Stati Uniti.
"Grazie alla lontananza dalla mia terra di origine ho maturato
una prospettiva, che è veramente molto importante", ha detto ad
ANSAmed. "La distanza, infatti, mi ha permesso di sviluppare un
punto di vista logico che soltanto dopo diventa nuovamente
emotivo, mentre se si rimane immersi in una realtà non si ha la
possibilità di guardarla davvero perché si è troppo coinvolti
emotivamente e non si riesce a parlarne con lucidità".
Il cineasta ha espresso la propria ammirazione per il cinema,
l'arte e la cultura italiana: "Fellini, Antonioni, Bertolucci,
Rossellini insegnano un approccio che è una vera e propria
guida. L'identificazione con il cinema italiano è facile perché
ha una grande ricchezza. Io penso che dal punto di vista
culturale e artistico l'Italia sia il paese più straordinario
del mondo". Riklis ha quindi ricordato il suo film del 1991,
'Finale di Coppa', in cui un israeliano e un palestinese durante
la guerra in Libano sono accomunati dal tifo per la squadra
italiana ai Mondiali di Calcio del 1982.
La caratteristica della produzione cinematografica di Riklis
è quella di trovare i punti di contatto nella diversità, ciò che
unisce in una verità da lui definita sempre "complessa". "Non
sono un insegnante, un religioso o un politico, ma posso
guardare quanto accade, documentandomi prima e completando poi
il lavoro con la libertà artistica. Un mio film non è un
documentario ma un'opera che, entrando in contatto con altri
esseri umani, deve dare un'emozione al pubblico che guarda la
realtà con i miei occhi: essere un regista è un privilegio, ma
anche una grande responsabilità". Per questo, più che militante
in senso tradizionale, il regista israeliano definisce il suo
cinema "umanistico, definizione forse troppo semplice ma che
rimanda alla ricerca della verità". Per scandagliare
quest'ultima servono "onestà, rispetto e amore", per Riklis i
tre insegnamenti da rispettare "e spesso dimenticati in Medio
Oriente". "Quando si parla di identità, basti pensare a due
città mediterranee come Roma e Gerusalemme. Entrambe con una
storia millenaria, ma a Gerusalemme si associa sempre la guerra
e il sangue, mentre Roma per molti stranieri trasmette ancora la
gioia di vivere, lo stile di vita tipicamente italiano. E poi
qui il caffè è più buono", ha concluso il regista, che al Torino
Film Festival presenterà in anteprima il suo nuovo film su un
veterano del Mossad, 'Spider in the web', con Monica Bellucci
nel ruolo di femme fatale. Riklis sta lavorando anche a un
lungometraggio basato sul romanzo 'Leggere Lolita a Teheran' di
Azar Nafisi e che sarà pronto l'anno prossimo (ANSAmed).
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Il Pitigliani dà a Eran Riklis il premio alla Carriera
La kermesse cinematografica continua fino al 20 novembre