Rubriche

Nirenstein, con l'emigrazione 'o si fa l'Europa o si muore'

Giornalista, Salvini fa bene a far rispettare le regole

Nirenstein

Redazione Ansa

TEL AVIV- L'ondata migratoria verso l'Europa è una questione "decisiva" per il suo futuro e anche "la sua stessa sopravvivenza". Ne è convinta la giornalista Fiamma Nirenstein - ex parlamentare italiana, da tempo in Israele - autrice di un libro a più voci (curato dal think-tank 'Jerusalem Center for Pubblic Affair') che sarà presentato lunedì 1 luglio a Tel Aviv con gli ambasciatori Ue, compreso quello italiano Gianluigi Benedetti. 'L'ondata migratoria in Europa: un dilemma esistenziale" già dal titolo - ha raccontato Nirenstein all'ANSA - sottolinea l'urgenza della questione che, se non risolta, produrrà ricorrenti crisi "potenzialmente mortali per l'Europa stessa".
"Mai come in questo caso - ha detto - è valido lo slogan, 'Qui si fa l'Europa o si muore'. La questione infatti trascina con sé problemi di identità, di confini, di autonomia dei singoli stati verso la struttura sovranazionale, e non ultimo quello dell'etica". Secondo la giornalista e gli autori dei 5 saggi del libro, è tempo di affrontare l'emergenza "senza etichettare nessuno come 'buono o cattivo'. Ci sono - ha insistito - solo scelte diverse, influenzate in ogni singolo Paese da motivazioni in larga parte estranee al nucleo del fenomeno. Un movimento che sta assumendo un carattere addirittura escatologico con la metà degli adulti del mondo arabo, che per esempio secondo una recente ricerca della Bbc, aspettano solo il momento giusto per andare in Europa". Il libro ripercorre i motivi della grande migrazione: dalla fame, al pericolo di vita, ai disastri, al mantenimento della famiglia lasciata indietro, alla guerra. "Ma - ha ammonito - queste cause devono generare rispettive analisi diverse e altrettanti differenti aiuti. Il problema, contrariamente a quanto si pensa, comincia quando le persone sbarcano e non solo prima. E' in quel momento che viene messa in gioco la responsabilità dell'Europa e la sua etica come sottolinea nel libro il filosofo morale Asa Kasher, autore tra l'altro del codice etico dell'esercito israeliano". "Qui non si tratta di destra o sinistra. L'accento - ha aggiunto Nirenstein - va messo su quello che 'si può' fare e non sul fare 'tutto' perché in questo caso l'ottica onnipotente del pensare di risolvere i problemi dell'umanità conduce all'errore". "La responsabilità - ha continuato - non consiste solo nel doveroso salvataggio in mare ma riguarda anche quello dobbiamo ai cittadini Ue. L'errore della Merkel nel 2015 con l'apertura indiscriminata e la reazione della società tedesca lo dimostra.
Lo stato nazionale è una realtà imprescindibile che non va cancellata perché rappresenta la nostra storia ed è dunque insopprimibile". Per picconare il paradigma diabolico 'buono-cattivo' "Salvini - ha osservato la giornalista - non rientra certo nella seconda categoria. Il suo limite odierno è quello della politica, drammatica di suo, mentre ora dovrebbe passare alla seconda fase: quella dell'elaborazione delle soluzioni. Dire infatti stop all'emigrazione non certifica che questa si fermerà". Tuttavia, a giudizio della giornalista che nel libro ripercorre con il direttore del think-tank Dore Gold anche l'esperienza israeliana in tema di migrazione, Salvini "ce la può fare". "Sulla Sea Watch ad esempio - ha spiegato - il suo comportamento è giusto. La faccenda si regge infatti sulle regole violate e un paese sovrano che faccia rispettare le sue regole è indispensabile". Infine, Nirenstein ha respinto ogni paragone tra il fenomeno dell'emigrazione e quello della fuga degli ebrei durante la Shoah. "La comparazione mi indigna: quello - ha concluso - è un altro capitolo e completamente un'altra storia".

Leggi l'articolo completo su ANSA.it