(di Rodolfo Calò)
(ANSAmed) - IL CAIRO, 17 DIC - Un altro pezzo da novanta
della cultura egiziana che se ne va. L'attore e tenore egiziano
Hassan Kamy, molto legato all'Italia, si è spento al Cairo
all'età di 82 anni.
Nato nel 1936, per 42 anni Kamy ha calcato le scene dei
Teatri dell'Opera di mezzo mondo. Dal Metropolitan di New York
alla Scala di Milano, dall'Arena di Verona al Covent Garden di
Londra, si ricorda al Cairo dove sì è spento venerdì scorso.
Dopo avere frequentato la scuola dei Gesuiti, si laurea in
legge all'Università del Cairo e entra al Conservatorio nel
1950, per poi studiare 4 anni in Italia Bel Canto.
Debutta all'Opera del Cairo - inaugurata nel 1869 in
occasione dell'apertura del Canale di Suez e andata distrutta
nel 1971 a causa di un incendio - nel 1963, con Aida, nei panni
di Radames - un ruolo che interpreterà innumerevoli volte
nell'arco della sua lunga carriera che lo ha visto protagonista
in oltre 240 rappresentazioni al di fuori dei confini nazionali,
portando in alto la bandiera dell'Egitto.
Grande interprete verdiano, un aneddoto lo lega in modo
speciale all'Italia. Nel 1974, in occasione della visita
ufficiale dell'allora capo dello Stato italiano, Giovanni Leone,
il presidente egiziano Anwar Al Sadat gli chiese di esibirsi.
Pochi giorni dopo, in segno di stima da parte del presidente
Leone, l'ambasciatore d'Italia al Cairo lo fece chiamare.
Incontrandolo, l'allora capo missione gli consegnò un mazzo di
chiavi. "Si trattava di un'Alfa Romeo regalo del capo dello
Stato italiano", confidava Kamy ai più intimi.
Direttore artistico della Cairo Opera House per diversi anni,
nel 1987 portò per la prima volta l'Aida alle Piramidi. Otto
serate consecutive, 1.600 interpreti in scena e 27mila
spettatori.
Oltre che cantante d'opera, Kamy fu anche protagonista del
grande e del piccolo schermo. Diretto anche dal grande regista
Youssef Chahine, la sua carriera cinematografica inizia nel
1977. Recita insieme ai più importanti attori egiziani, fra cui
Omar Sharif, l'indimenticabile Dottor Zivago, scomparso nel
2015. Per la Tv è protagonista di molte fiction e film destinati
al mercato dei Paesi arabi.
Pur avendo lasciato ogni incarico ufficiale e scelto di
concludere la sua carriera operistica con tutti gli onori nella
prima decade del 2000, il "tenore d'Egitto" - come venne
soprannominato - non è mai uscito dalla scena culturale del
Paese.
Discendente della dinastia di Mohamed Ali Pasha (1769-1849),
considerato il fondatore dell'Egitto moderno, insieme con il
principe Abbas Helmi - nipote dell'ultimo Khedive d'Egitto,
Abbas Helmi II - suo grande amico, attraverso l'Associazione
Amici del Palazzo Manial (ex palazzo reale) - Kamy ha continuato
a promuovere la cultura e la musica. L'ultima iniziativa da lui
ideata, il Manial Palace Festival, che lo ha visto protagonista
dal 1 al 9 novembre scorsi.
Infine, la sua passione per i libri antichi lo portò ad
acquistare nel 1989 l'Orientaliste, una libreria antiquaria a
pochi passi da piazza Tahrir, fondata da un libraio ebreo di
nome Feldman nel 1936, dove scelse di rifugiarsi dal 2012, dopo
la morte della moglie, con cui condivise 41 anni di vita
matrimoniale.
A rendere omaggio a Kamy il giorno delle esequie, c'era la
ministra della Cultura, Ines Abdel Deyem, sua grande amica,
flautista di successo e già direttrice dell'Opera del Cairo. Nel
'tempio' dove passò gran parte della sua esistenza, gli artisti
hanno voluto invece ricordarlo osservando un minuto di silenzio
prima di ogni rappresentazione.
Musulmano di vedute molto aperte, Hassan Kamy aveva sposato
una copta cattolica. E nel corso dell'omelia domenicale, a
rivolgergli un ultimo saluto, c'é stato anche il parroco della
chiesa cattolica di San Giuseppe, a Zamalek, nel cuore della
capitale egiziana, dove spesso cantava in occasione delle
celebrazioni per il Natale. (ANSAmed).
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Morto Hassan Kamy, il 'tenore d'Egitto'
Dal Metropolitan a La Scala, cantò anche per il presidente Leone