(di Rodolfo Calò)
(ANSAmed) - IL CAIRO, 13 DIC - Il ruolo dell'Italia, e in
particolare di Enrico Mattei, nello strappare l'Egitto dalla
morsa anglo-francese che nella metà degli anni Cinquanta voleva
perpetuare il controllo post-coloniale sul Canale di Suez è
stato ricordato al Cairo nella presentazione di un recente libro
sulla strategica via d'acqua egiziana.
A sottolineare questo ruolo è stato l'autore, il giornalista
e saggista Marco Valle, presentando martedì all'Istituto
italiano di cultura il proprio volume "Suez. Il canale, l'Egitto
e l'Italia. Da Venezia a Cavour, da Mussolini a Mattei" edito a
maggio da Historica.
Quando nel 1952 Gamal Abd el-Nasser prende il potere in
Egitto, ha premesso Valle, il presidente inizia a porre "il
problema del canale" chiedendo "agli inglesi di andarsene".
Iniziarono quattro anni di "operazioni di guerriglia" con
l'aggiunta di pressioni internazionali in cui, dall'Europa,
"solo" l'Italia diede "solidarietà al popolo egiziano" grazie "a
politici intelligenti e lungimiranti" i quali avevano "capito
l'importanza di un'amicizia italo-araba e italo-egiziana".
Quando Nasser nel 1956 nazionalizza il canale, "gli
anglo-francesi tutto sommato sono abbastanza tranquilli" perché
dicono: "Nasser non ha i tecnici per far funzionare il canale",
ha ricordato ancora Valle tratteggiando il volume che ripercorre
in prospettiva italiana la storia di Suez dalla dinastia
tolemaica al parziale raddoppio di tre anni fa.
"Ma Nasser ha un amico italiano, l'ingegner Enrico Mattei,
presidente dell'Eni e dell'Agip", ha ricordato il saggista
riferendosi a "quello che chiamavano il petroliere senza
petrolio" e all'uomo "che rompe il dominio delle multinazionali
anglo-americane sul mercato dell'energia".
Mattei inizia "a rendersi conto della possibilità di rompere
questo cerchio terribile stretto attorno al mondo del Levante
partendo proprio dall'Egitto", ha aggiunto Valle, e "quando
Nasser nazionalizza, Mattei lo aiuta aiuta e gli manda i tecnici
necessari" per tenere il canale aperto.
E "quando nell'ottobre del '56 francesi, inglesi, israeliani
lanciano l'aggressione contro l'Egitto con l'idea di riuscire a
strappargli il canale", "l'Italia - influenzando anche gli Usa -
riuscirà a pesare nella decisione" di bloccare l'invasione, ha
sostenuto l'autore di origine triestina ma basato a Milano.
In questa fase Nasser "fece affondare tutte le navi cariche
di cemento nel Canale" per bloccarlo e "saranno ancora una volta
gli italiani", con le società Micoperi di Genova e Tripcovich di
Trieste, capofila di un consorzio internazionale sotto l'egida
dell'Onu, a "venire ad aiutare gli egiziani a ripulire il canale
e a rimetterlo di nuovo in attività", ha sintetizzato Valle.
Il volume é stato pubblicato in vista del 150/o anniversario
dell'apertura del Canale che verrà celebrato nel novembre
dell'anno prossimo.
L'Ambasciatore d'Italia al Cairo, Giampaolo Cantini,
nell'intervenire alla presentazione, ha sottolineato le
prospettive del Canale di Suez che sono molto promettenti grazie
allo sviluppo della cosiddetta Nuova Via della Seta. Il tema, ha
ricordato Cantini, è stato oggetto di un seminario organizzato
dall'Ambasciata ad Alessandria lo scorso settembre sulle
opportunità esistenti per l'Italia di affermarsi come porta di
accesso al mercato europeo nell'ambito di questo progetto
impostato dalla Cina.
L'Ambasciatore inoltre ha fatto cenno ad alcune idee per il
recupero del patrimonio immobiliare italiano nei pressi del
Canale, di cui Valle ha ricordato il valore storico e non solo
simbolico.
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'Quando l'Italia di Mattei aiutava l'Egitto a Suez'
Rievocato il contributo italiano all'indipendenza del canale