(ANSAmed) - ROMA, 30 NOV - Dagli antichi mostri di Scilla e
Cariddi, a quelli contemporanei dei "porti chiusi", il
Mediterraneo torna a essere percepito dall'opinione pubblica
come un simbolo di paura e minaccia, le emozioni che il mare
suscitava nei marinai di un tempo anteriore alla modernità. E
per alcuni, i mostri da scacciare sono coloro che il
Mediterraneo lo attraversano, su barconi fatiscenti, alla
ricerca di un futuro migliore in Italia e in Europa. Questi i
temi al centro di "Stessa spiaggia, stesso mare", la personale
dell'artista ternano Cristiano Carotti che alla White Noise
Gallery di Roma espone 20 opere fino al prossimo 22 dicembre.
Curata da Eleonora Aloise e Carlo Maria Lolli Ghetti, "Stessa
spiaggia, stesso mare" comprende opere legate allo studio del
Mediterraneo e dei più recenti flussi migratori che lo stanno
interessando. Il cardine della mostra è l'opera "Seagull SS17":
un pedalò, icona nazional-popolare delle ferie, trasformato in
un mezzo armato, militarizzato, in uno strumento pericoloso,
inquietante e minaccioso, per mostrare la doppia faccia dei
nuovi fenomeni xenofobi legati ai movimenti populisti. Il mezzo
ideale del cittadino qualunque per affrontare un mare nuovamente
pieno di mostri mitologici: i migranti. "Ho avuto un'intuizione
visiva", spiega Carotti ad ANSAmed. "L'opera è uno specchio
dell'italiano medio che accoglie certe dottrine politiche e che
dice che si dovrebbero affondare i barconi e chiudere i porti".
Seagull Ss17 è quindi uno "specchio" dell'italiano xenofobo, "e
un invito polemico: sei d'accordo ad affondare i barconi? Questo
è il tuo mezzo, mettici la faccia, premi il grilletto".
La mostra di Carotti continua riprendendo alcuni motivi dei
miti classici che, riattualizzati secondo la poetica
dell'artista, spingono a riflettere sulle reazioni scomposte che
il fenomeno migratorio provoca nell'opinione pubblica, e sul
significato minaccioso del mare nell'immaginario della società
italiana ed europea. "Ho scelto un parallelismo con l'Odissea",
sottolinea Carotti. Come Ulisse attraversa la trappola dei
mostri Scilla e Cariddi, così "oggi un naufrago che si avvicina
alle coste italiane vede intorno a sé i mostri"
dell'indifferenza, dei porti chiusi, della mancata accoglienza.
"Ma i mostri, per alcuni, sono coloro che vengono dal
Mediterraneo", sottolinea Carotti. Così il mare diventa "uno
specchio", dove i migranti vedono i mostri della chiusura, e chi
dovrebbe accogliere vede arrivare "mostri a causa della
manipolazione mediatica", spiega Carotti. Infine, le opere della
personale fanno riflettere anche su "coloro che sono pronti ad
accogliere ma che si sentono continuamente aggrediti per questo,
e che vedono intorno a loro una mancanza di umanità".
In sintesi, il messaggio che queste opere vogliono dare è
"restiamo umani", spiega Carotti. "Purtroppo l'arte viene sempre
meno considerata strumento dalla valenza sociale, anche dagli
artisti stessi", tuttavia "l'artista ha una voce, e credo che
ogni volta che si faccia arte, si fa politica o attività
sociale". Per Carotti "é sempre un bene manifestare il proprio
punto di vista, e farlo attraverso l'arte significa dare per
immagini spunti a chi vuole affrontare l'argomento senza giri di
parole". È necessario "prendere una posizione come artisti" su
temi come quello del fenomeno migratorio. "È un nostro dovere".
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Arte: i ‘mostri’ antichi e moderni del Mediterraneo
‘Stessa spiaggia, stesso mare’ di Cristiano Carotti