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Arte contemporanea greca nel mondo, la scommessa dell'Emst

Direttrice museo ateniese a Roma, testa e dialogo nostre armi

Redazione Ansa

(di Patrizio Nissirio)

ROMA - Il gigantesco edificio del Museo nazionale di arte contemporanea (Emst, Elleniko Museio Synchronis Technis), l'ex fabbrica di birra Fix, lungo il trafficato viale Syngrou di Atene, non potrebbe essere più diverso dall'austera architettura neoclassica della Galleria nazionale di arte moderna e contemporanea di Roma, eppure, da oggi, i fili dei rispettivi discorsi artistici sono intrecciati, grazie alla mostra 'Le verità è sempre un'altra', che dissemina opere di artisti ellenici nelle grandi sale dell'istituzione romana.

Merito della visione di Katerina Koskina, da quasi 4 anni direttrice dell'Emst, una struttura che non ha ancora disponibili tutti gli spazi al suo interno, ma che ha in ogni caso deciso di parlare al mondo con mostre itineranti, sotto al titolo collettivo di 'Emst in the world'. "Abbiamo pensato di collegarci con grandi istituzioni museali straniere, per far conoscere l'arte contemporanea greca - spiega ad ANSAmed - E per farlo abbiamo usato le armi che abbiamo, la testa e la collaborazione, visto che i fondi non abbondano (il completamento della ristrutturazione dell'ex fabbrica Fix è sostenuta dalla Fondazione Niarchos, la stessa del grande centro culturale alla periferia di Atene progettato da Renzo Piano, ndr). La prima volta è stato al Mhka, museo di arte contemporanea di Anversa, nel 2016, dove abbiamo chiamato la mostra Urgent Conversation: Athens-Antwerp, proprio a sottolineare il dialogo, idea che ovviamente abbiamo usato anche qui a Roma. E a quella mostra, e a quelle successive, sono venute decine di migliaia di persone".

E così il viaggio non si è fermato, approdando in Italia, dove i 16 artisti esposti alla Galleria Nazionale hanno tutti un qualche legame formativo o di esperienza artistica collegato all'Italia, perché ad ogni tappa il formato della mostra e il concetto che la racchiude cambia, adattandosi al paese ospite, "è una scelta rivolta verso l'estero, ma sempre per spiegare, diffondere l'arte greca contemporanea", sottolinea. "Non sapevamo che titolo dare alla mostra, poi abbiamo visto l'opera di Costas Varotsos, 'La verità è sempre un'altra' e la scelta è stata quella, perché, diciamolo, c'è sempre un'altra verità, che non è mai quella che appare", racconta Koskina. Gli artisti greci in mostra a Roma, fino all'11 novembre, ruotano in larga parte attorno al Gruppo Sigma, alla cui fondazione contribuirono, nel 1959.

Mary Zigouri, presente all'inaugurazione a Roma, spiega un'opera e delle immagini di una sua performance del 2010, Liquidation, che avvenne nelle strade di Trastevere "dove bloccammo il traffico, raccontando la svendita della democrazia". Un sacco "sotto una campana di vetro, come una campana sacra di Napoli", racconta di quell'esperienza "e dello stato della democrazia".

Al di là del dato biografico o delle loro esperienze artistiche in Italia, gli artisti greci sono stati esposti in sale dove opere della collezione della Galleria echeggiano il loro messaggio: è il caso, ad esempio, di Manolis Baboussis e i suoi letti fotografati nel 1950 al manicomio di Volterra, vicino al Nosocomio di Silvio Rotta. O della piccola 'Poesia' (Mirror) su gesso di Stathis Chryssikopoulos, accanto a una distesa di gessi della collezione. In mostra anche una sorta di premonizione artistica dell'attuale crisi migratoria: i 'Clandestins' di Giannis Gaitis (1969), figure tutte uguali che danno le spalle al visitatore.

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