(di Paola Del Vecchio)
(ANSAmed) - MADRID, 13 MAR - Il video si apre con il pianto a
dirotto di un neonato su un barcone stipato di disperati al
largo della Libia, avvicinato da una lancia della Ong Proactiva
Open Arms (Poa). Il primo a essere trasferito a bordo della
motonave 'Austral' è un ragazzo in agonia che, nonostante il
massaggio cardiaco praticato dai volontari in una corsa contro
il tempo, non ce la farà.
E l'orrore continua, con il ritrovamento del cadavere di un
altro neonato. Con 480 persone caricate a bordo, la motonave
riceve un nuovo avviso di Sos nella zona Sar(ricerca e soccorso)
al largo delle coste libiche. Partono le lance e, tre ore dopo,
saranno 575 le persone ammassate sull'Austral, in balia delle
onde alte tre metri, alla ricerca impossibile di un porto in cui
riparare e con gli aiuti in alto mare che non arrivano.
Storie di ordinaria tragedia a una manciata di miglia dalle
coste della Fortezza Europa. A documentarle è Paula Palacio,
regista spagnola specializzata in tematiche delle donne,
migrazioni e rifugiati, durante le riprese di 'Cartas Mojadas',
(Lettere bagnate), il lungometraggio prodotto dall'Instituto de
la Cinematografia y de las Artes Visuales (ICAA) e la cui uscita
è prevista per fine anno. Ma l'emergenza umanitaria non può
attendere e, per questo, la regista ha appena pubblicato un
video in Vimeo, in supporto all'azione di Open Arms, visibile al
link: https://vimeo.com/257872205
"C'è l'urgenza di agire di fronte a questo dramma, di non
lasciarlo su un orizzonte lontano e per questo lanciamo questo
video, nella speranza che possa mobilitare le coscienze della
gente e delle istituzioni, che hanno il potere di cambiare le
cose", afferma Paula Palacio. "E' una tragedia alla quale non si
può continuare a voltare le spalle".
Nelle immagini scioccanti, la missione 39 della Ong nel
gennaio scorso, in un giorno qualunque di quella che continua a
essere la più grande crisi migratoria dopo la Seconda guerra
mondiale. Con l'equipaggio di 19 membri di Open Arms sopraffatto
dall'emergenza, che cerca di assistere e tenere in vita bambini
e donne ridotti allo stremo, mentre gli aiuti non arrivano,
nonostante gli appelli via radio. Tre giorni di odissea nel Mare
Nostrum, costata la morte, durante la prima notte, di un neonato
di tre mesi, fino allo sbarco infine autorizzato sulle coste
italiane. Non servono le parole, bastano le immagini dei volti
distrutti del capitano e degli altri volontari, per le vite
andate perdute, a dare conto della magnitudine della tragedia.
Nei 15 giorni documentati, Open Arms riuscirà comunque a salvare
905 persone.
"Il video è una sorta di anteprima di 'Cartas Mojadas', il
documentario che ha come punto di partenza le lettere ritrovate
sulla riva di una spiaggia lontana, che rimandano alle storie di
varie donne rifugiate, separate dai propri figli nel momento di
fuggire dai propri paesi d'origine", spiega la regista. Dal 2015
Paula Palacio ha seguito i percorsi e le peripezie di queste
madri per comunicare con i propri figli, ai quali raccontano per
missiva le difficoltà dei viaggi della speranza verso un futuro
migliore e per integrarsi nei Paesi di accoglienza e nelle
culture diverse dalla propria.
Un periplo che ha portato la cineasta spagnola, assieme
all'equipe di Morada Films, in Grecia, Macedonia, Serbia,
Ungheria, Austria, Germania, Francia, Spagna, Colombia, Somalia,
Iraq, Etiopia, Eritrea e Bangladesh. (ANSAmed).
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Il dramma dei soccorsi quotidiano in un video di Open Arms
Della documentarista Paula Palacio, regista di 'Cartas Mojadas'