(di Luciana Borsatti)
(ANSA) - ROMA, 10 MAR - "Io Sono". Non un numero in una
statistica, ma un volto e una storia personale. E' l'identità di
ciascuno dei rifugiati ritratti da Luisa Menazzi Moretti in un
progetto fotografico, un video e un catalogo diffusi nelle
scuole e realizzati in Basilicata dala Fondazione Città della
Pace per i Bambini fondata dal Nobel per la pace Betty Williams,
dalla Cooperativa Sociale Il Sicomoro e da Arci Basilicata.
Sono questi tre soggetti a gestire i progetti Sprar, il
sistema pubblico di accoglienza diffusa sul territorio, nella
provincia di Potenza e nei comuni di Matera, San Chirico e
Grottole. E in questi territori ha appunto lavorato Luisa
Menazzi Moretti - fra i vincitori del Premio Premio One Eyeland
Photography Award 201 proprio per questo progetto - con l'aiuto
degli operatori sociali e grazie alla spontanea partecipazione
di alcuni profughi e richiedenti asilo, che hanno portato le
loro storie personali cominciate in Afghanistan, Pachistan,
Siria, Nepal, Libia, Nigeria, Senegal, Egitto, Congo, Mali,
Costa d'Avorio, Eritrea ed Etiopia, e passate attraverso vicende
sempre drammatiche prima dell'arrivo in Italia.
"C'è la guerra civile, senza fine .... Volevano lapidarmi,
hanno lanciato pietre, ho cicatrici sulla testa, sulla spalla,
sulla gamba, guarda. Io sono Muhamed", racconta un sedicenne che
viene dal Mali. Il suo è il primo dei ritratti in posa del
catalogo, lui guarda l'obiettivo tenendo una pietra in mano.
Mohamed invece, che viene dalla Costa d'Avorio e ha 17 anni,
stringe un bastone: "un gruppo di terroristi è venuto a
cercarci... Hanno bastonato, bastonato, bastonato, bastonato me
e mio fratello", è un estratto del suo racconto.
"Mio zio mi ha promessa in sposa ad un suo amico... Vecchio,
avevo 14 anni. Sono scappata, sono finita in Libia, è l'inferno.
Mi piacerebbe lavorare in un ristorante. Io sono Adama",
racconta una diciottenne del Senegal, che posa con una pentola
in mano.
Wuyeh viene dal Gambia, ha la stessa età, un taglio moderno
per i suoi capelli crespi, indossa una felpa verde e porta un
grande orologio da polso: "la mia matrigna ha cominciato a
prendere a botte me e mia madre. Sono fuggito. Ho lasciato il
mio Paese alle 12.30 di venerdì".
Paul è dello stesso Paese, mostra il disegno di una colomba
di pace. "Voglio vivere una vita di pace, una vita dove posso
aiutare le persone. Questo è quello che voglio, perché questo
sono io".
Sardar stringe un libro, è fuggito dai talebani afghani
perchè "io sono uno studente, non mi piace combattere". Azeeza è
nigeriano, tiene in mano un paio di forbici: in Libia "ti rendi
conto che è il Paese del Demonio. Andavo a tagliare capelli,
volevo guadagnare dei soldi per scappare dall'inferno". Le
storie loro e di tanti altri hanno cominciato ad arrivare nelle
scuole italiane, dalle elementari ai licei, con un video di 8
minuti e il catalogo, insieme ad una guida didattica per aiutare
gli insegnanti ad affrontare i temi legati alle migrazioni. Ad
aprire il libro un testo di Domenico Quirico, il giornalista de
La Stampa che segue da anni la questione migrazioni, al punto di
essere lui stesso salito su un barcone per attraversare il
Mediterraneo: "I migranti ci ponevano la domanda: ma allora
mentivate sui Diritti? Nasconderli non basterà a sollevarci
dall'obbligo di rispondere".
Il progetto consiste anche di una mostra itinerante che sarà
aperta dall'1 marzo al 5 aprile a Matera, per poi passare a
Potenza, Lecce e Napoli.(ANSA).
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ANSA/ "Io sono", ritratti in posa di rifugiati e le loro storie
Luisa Menazzi Moretti li racconta con mostra, libro e video