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Giorno Memoria: a Roma 'Il Processo' a Vittorio Emanuele III

Auditorium, in scena il ricordo delle Leggi razziali 1938

Vittorio Emanuele III (archivio).

Redazione Ansa

ROMA - 'Il processo' è una rappresentazione teatrale, ma ha come protagonisti veri giudici, avvocati, esperti, testimoni. Sul banco degli imputati siede lui, Vittorio Emanuele III, il re su cui grava la colpa di aver firmato le odiose leggi razziali del 1938, che misero al bando decine di migliaia di italiani di religione ebraica da ogni aspetto della vita sociale, politica ed economica.

All'Auditorium di Roma il sovrano - le cui spoglie sono da poco rientrate in Italia - è stato ieri sera il perno attorno a cui ruota il racconto di come un paese dove gli ebrei rappresentavano in molti casi il meglio della società (un esempio fra tutti, l'Università, da dove furono espulse personalità del calibro di Rita Levi Montalcini, Franco Modigliani, Beniamino Segre), si adoperò con minuzia e zelo contro questi cittadini italiani sulla base di folli concezioni pseudoscientifiche.

Alla presenza di autorità come la presidente della Camera Laura Boldrini, la ministra dell'Istruzione Valeria Fedeli, e la presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche italiane Noemi Di Segni, scritto da Viviana Kasam e Marilena Citelli Francese, 'Il processo' - presieduto da Paola Severino, con accanto Giuseppe Ayala e Rosario Spina - ha visto la vergogna delle leggi antiebraiche esaminata da ogni angolo: ricordi personali e familiari, aspetti economici, politici, storici. La Corte decide all'unanimità, alla fine: Vittorio Emanuele III ne esce come il capo dello stato che non volle opporsi come avrebbe potuto fare.

Lo Statuto Albertino, la legge che era in vigore allora, diceva che la persona del re è "sacra" e "inviolabile" e quindi Vittorio Emanuele III a processo non ci sarebbe finito. Ma resta la condanna della Storia, netta ed incancellabile.

Una rappresentazione parte delle celebrazioni della Giornata della memoria, organizzate da Ucei e Presidenza del Consiglio, che quest'anno coincide con gli 80 anni della promulgazione delle leggi razziali. Una serata importante e toccante, con molti ragazzi delle scuole in sala, i principali destinatari di questo racconto, durante il quale campeggiano sullo schermo le parole di Primo Levi: "Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario, perché ciò che è accaduto può ritornare, le coscienze possono nuovamente essere sedotte ed oscurate: anche le nostre". 

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