(ANSAmed) - NAPOLI, 27 LUG - Una rissa tra gladiatori finita
in tragedia, narrata da Tacito, e un personaggio misterioso che
probabilmente morì proprio in quell'evento. E' un giallo della
Pompei di duemila anni fa quello che emerge dalla scoperta di
una tomba monumentale in marmo con la più lunga epigrafe
funeraria finora ritrovata.
Lo scavo era connesso alla ristrutturazione degli edifici
demaniali previsti dal Grande progetto Pompei, nell'area di San
Paolino, nei pressi di Porta Stabia, uno degli accessi
all'antica città. La lapide funebre venne realizzata poco prima
dell'eruzione che distrusse Pompei nel 69 a.C. ed è stata
presentata oggi nell'area archeologica. L'iscrizione è lunga più
di 4 metri con sette registri narrativi, e, pur non recando il
nome del defunto, riporta in maniera dettagliata le tappe
fondamentali della vita dell'uomo lì sepolto, dall'acquisizione
della toga virile alle nozze, e descrive le attività munifiche
che accompagnarono tali eventi come banchetti pubblici,
elargizioni liberali, organizzazione di giochi gladiatori e
combattimenti con belve feroci.
La nuova tomba monumentale di Porta Stabia riporta infatti,
come testimoniano gli studi di Massimo Osanna, archeologo e
direttore generale del sito di Pompei, l'elogio del defunto e
momenti importanti della sua biografia, compresa la sua nomina a
duoviro. "Grazie alla citazione di eventi topici della vita del
defunto - si legge nella nota di Osanna - apprendiamo dati
importantissimi sulla storia pompeiana anche con riferimenti al
famoso episodio narrato da Tacito, avvenuto a Pompei nel 59
d.C., quando durante uno spettacolo gladiatorio scoppiò
nell'anfiteatro una rissa che degenerò in uno scontro armato.
L'evento richiamò l'attenzione dell'imperatore Nerone che da
Roma incaricò il senato di indagare sul fatto. A seguito delle
indagini dei consoli, come riporta Tacito, ai pompeiani fu
vietato di organizzare altre manifestazioni gladiatorie per 10
anni; le associazioni illegali furono sciolte; l'organizzatore
dei giochi, l'ex senatore di Roma Livineio Regulo, e quanti
avevano istigato il fatto furono esiliati. La nostra iscrizione
completa le informazioni di Tacito, e fa riferimento per la
prima volta all'esilio che avrebbe colpito addirittura i due
sommi magistrati in carica, ossia i duoviri della città.
L'iscrizione fornisce dunque dati inediti su un momento
importante della storia politica e istituzionale di Pompei,
restituendo lo scenario di un torbido intrigo solo adombrato da
Tacito".
La scoperta dell'epigrafe permette agli archeologi anche di
ri-contestualizzare un reperto importante finito al Museo
Archeologico di Napoli alla metà del XIX secolo, di cui finora
non si era individuato il contesto di provenienza: la tipologia
del monumento e il contenuto dell'epigrafe avvalorano infatti
l'ipotesi che il monumento potesse essere completato dal famoso
bassorilievo marmoreo (con scene di processione, combattimenti
gladiatori e venationes), attualmente conservato a Napoli.
(ANSAmed).
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Pompei: scoperta tomba che descrive rissa tra gladiatori
Da epigrafe dettagli su "giallo" 2000 anni fa evocato da Tacito