(di Giorgio Gosetti)
(ANSAmed) - CANNES, 17 MAG - Non c'è bisogno di ricorrere
sempre e soltanto all'orrore quotidiano dei migranti sepolti in
mare lungo le rotte della disperazione e della speranza per
evocare il dramma di chi, scacciato dalla propria terra, cerca
una nuova vita.
Si può tranquillamente aprire le pagine del Bardo, William
Shakespeare, e trovare nella desolazione di Prospero gli stessi
accenti di umanità calpestata. Parte da qui 'Sea Sorrow', il
viaggio coraggioso di Vanessa Redgrave, regista per una volta
(forse la sola) all'età di 80 anni e con una luminosa carriera
alle spalle e una vitalità da combattente nata.
Il film passa oggi sugli schermi di Cannes in proiezione
speciale e avrà poi una diffusione continentale quasi come un
atto di militanza politica.
"Quando ho visto alla tv le immagini del piccolo siriano Alan
Kurdi, morto annegato insieme alla madre e alla sorella su una
spiaggia turca - racconta Vanessa Redgrave - mi sono detta
soltanto... lo devo fare. E l'ho fatto. Ho preso il titolo da un
verso de 'La tempesta', ho coinvolto testimoni e protagonisti di
questo orrore planetario, amici e colleghi come Emma Thompson e
Ralph Fiennes e ho provato a testimoniare a mia volta. Perché
noi europei dimentichiamo davvero troppo facilmente la nostra
storia e i nostri doveri. Non è solo un atto politico, è un
gesto d'umanità che dovrebbe essere naturale e invece non lo è".
Sea Sorrow ha la struttura di un documentario, ma è in realtà
una lunga lettera d'amore che la grande attrice scrive con gli
strumenti che sono propri di chi per tutta la vita ha
frequentato l'arte e il teatro, ma che si è anche sempre e
coerentemente impegnata in molte battaglie a favore dei diritti
umani. Il suo viaggio l'ha portata su tutte le coste del
Mediterraneo e in Medio Oriente, con una piccola troupe
militante e la complicità, in veste di produttore, di suo figlio
Carlo Nero, avuto dal marito italiano, Franco Nero.
"Io non posso dimenticare - dice la Redgrave - quanto hanno
fatto i miei genitori durante la guerra per aiutare altri
migranti in fuga come gli ebrei perseguitati dai nazisti. E non
posso chiudere gli occhi di fronte all'insensibilità e
all'impotenza di singoli individui, governi, organizzazioni
internazionali che oggi assistono passivamente a un orrendo
genocidio che trasforma il mare in una grande fossa comune".
"Chi altro - prosegue - poteva girare al mio posto ciò che io
avevo visto e toccato con mano? Per questo ho deciso di
schierarmi in prima persona e spero che il mio piccolo film
serva a risvegliare qualche coscienza. So bene che stiamo
parlando di un dramma con molte facce, ma io guardo al mio
lavoro come a un'elegia in cui la poesia immortale ci insegna
che non c'è differenza tra il vecchio Prospero e il piccolo
bambino curdo annegato per non aver avuto una possibilità di
fuga legale dal suo paese in guerra. Entrambi fuggono su una
imbarcazione vecchia e pericolosa; a entrambi è negata giustizia
e solidarietà". (ANSAmed).
Leggi l'articolo completo su ANSA.it
Cannes: Vanessa Redgrave, la mia elegia su dramma migranti
Regista Sea Sorrow, Prospero di Shakespeare come piccoli siriani