(di Cristiana Missori)
(ANSAmed) - ROMA, 27 MAR - ''Senza un aiuto finanziario di
qui a due mesi l'Università di Tripoli - l'unica a essere
rimasta costantemente in attività dalla caduta di Gheddafi a
oggi - sarà costretta a chiudere. Il nostro obiettivo è quello
di fare in modo che questo non accada e abbiamo chiesto al
governo Serraj di intervenire''. E' l'allarme lanciato dal
vicepresidente dell'ateneo libico, il prof. Mahmoud Benshaban,
in un incontro organizzato oggi nella sede dell'Unione delle
Università del Mediterraneo (Unimed) nell'ambito del progetto
EuNIT (European project desigN and management In the South
MediTerranean region).
L'Università di Tripoli, la più importante del Paese
maghrebino, vuole continuare a vivere. Con i suoi circa ''75
mila studenti, 17 facoltà e 6 campus dislocati attorno alla
capitale libica'', l'ateneo statale che - ha compiuto da poco 60
anni - rappresenta ancora una speranza in un Paese allo sbando.
''Nemmeno nei momenti più duri - spiega Benshaban - abbiamo
smesso le nostre attività. Nessuno ci ha toccati. C'è una linea
rossa che non è stata e che ancora oggi non può essere
oltrepassata''. E ''la nostra strategia, finora, è stata quella
di non fare politica e di non intervenire a favore di nessuna
fazione''.
Oltre a ospitare molti rifugiati interni - studenti giunti da
uno degli altri 14 atenei del Paese, chiusi per lunghi periodi,
''come Bengasi, Zawiya o Sirte o non in grado di operare,
abbiamo molti studenti provenienti dalla Siria, che vengono
ospitati alle stesse condizioni dei nostri studenti,
gratuitamente, compresi gli alloggi''. In tanti, prosegue, sono
partiti per completare una parte degli studi accademici
all'estero e dopo l'inizio del caos ''non sono mai più potuti
rientrare''. In molti, afferma, sono rimasti fuori iniziando a
lavorare nel Paese in cui erano''.
Oltre alle risorse necessarie a sopravvivere - chieste anche
al premier Serraj ''che abbiamo incontrato di recente'' -
l'Università di Tripoli ha bisogno di essere coinvolta in
attività internazionali. Un impegno che la stessa Unione delle
Università del Mediterraneo, ha spiegato il direttore, Marcello
Scalisi, intende portare avanti.
''Per il momento - ha detto Scalisi - non è possibile
intervenire direttamente sul terreno, ma la Libia va coinvolta
in progetti concreti. Sul tavolo le richieste avanzate dai
vertici dell'ateneo libico sono diverse: dal sostegno per
facilitare la mobilità per studenti e docenti, a programmi che
si estendano ai settori dell'energia, delle scienze mediche e
dell'ingegneria. ''Lavoreremo - conclude - per chiedere che
anche gli studenti libici possano accedere all'Erasmus+1, ma
solo quando la situazione sarà migliorata''. (ANSAmed).
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Università Tripoli, senza risorse fra due mesi chiudiamo
Incontro Unimed a Roma, 'sostegno per mobilità studenti libici'