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Turchia: Asli Erdogan, donne in carcere mi hanno dato forza

Scrittrice via Skype a D di dissidente a Milano

La scrittrice e giornalista turca Asli Erdogan interviene in videoconferenza al teatro Dal Verme di Milano in occasione di un'anteprima di "Tempo di libri"

Redazione Ansa

(di Stefano Rottigni) (ANSAmed) - MILANO - Del carcere aveva già scritto in un suo libro che era stato letto da molti detenuti, ma da quegli oltre 130 giorni di detenzione, dopo l'arresto nei drammatici giorni seguenti il golpe in Turchia dell'agosto scorso, Asli Erdogan, ha tratto il desiderio di raccontare "con delicatezza" le storie delle 20 donne che erano in cella con lei e che le hanno dato forza.

Erdogan, tra le più importanti rappresentanti della letteratura turca i cui libri sono stati tradotti in 17 lingue, è intervenuta via Skype al primo appuntamento di 'Tempo di Libri', una serie di anteprime in vista della nuova Fiera dell'Editoria Italiana che si terrà a Fiera Milano Rho dal 19 al 23 aprile prossimi.

L'idea di potere creare ancora e "il sostegno di tanti" hanno "impedito che io sia ancora in galera", ha detto la scrittrice, e la detenzione "mi è pesata ancora di più perché ingiusta, al di fuori della giustizia, di qualsiasi logica del diritto". In una situazione, quella turca, "totalmente fuori controllo" in cui "non sappiamo quanti ancora siano detenuti". Asli Erdogan era stata arrestata con altri giornalisti del quotidiano Özgür Gündem con l'accusa di "incitazione al disordine", "propaganda terroristica" e "appartenenza a un'organizzazione terrorista", perché tale è ritenuto il Pkk. E in Turchia "è arrivato a un momento in cui ci si deve chiedere se hanno ancora significato le parole colpa e innocenza". "Con il carcere - ha raccontati la scrittrice - ho imparato a dare nuovo valore alla vita: la relazione con quelle 20 donne è stata molto importante per me, mi ha dato moltissimo, mi manca il rapporto con loro".

Nella Sala Piccola del Teatro Dal Verme, anche la sociologa turca Pinar Selek, antimilitarista e attivista per i diritti umani, amica di Alsi Erdogan, ora in esilio in Francia e che conobbe il carcere ben prima di lei. "Dobbiamo far uscire Asli dalla Turchia - ha detto la Selek -. Perché continui a creare..

In tutto questo tempo ci siamo date forza: quando una cadeva c'era l'altra a farla rialzare e viceversa".

Donne "dissidenti e resistenti", ha sottolineato Selek, e l'incontro si intitolava "D di dissidente" per cercare di raccontare storie di libertà di stampa e di scrittura negate o messe in pericolo. Come quella di Lirio Abbate, cronista da anni impegnato a raccontare la mafia e per questo da tempo sotto scorta.

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