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Cinema:film Egitto su migranti, anche italiani tra 'cattivi'

Other Land denuncia traffico e comportamento guardia costiera

Redazione Ansa

(di Cristiana Missori) (ANSAmed) - IL CAIRO, 21 NOV - Una motovedetta della Guardia costiera avvista un peschereccio egiziano al largo delle coste italiane. Fucili puntati, i militari intimano al capitano di farli salire a bordo per un controllo. Durante l'ispezione i guardacoste trovano decine e decine di migranti ammassati sottocoperta. I militari italiani chiedono a quei disperati di tirare fuori i pochi spicci che hanno in tasca. Una volta estorti i soldi abbandonano il natante, lasciando i migranti al loro destino. E' l'immagine della Guardia Costiera italiana - impegnata quotidianamente nella ricerca, nel recupero e nel salvataggio di migliaia di migranti in mare - proposta in 'The Other Land' (2016) di Ali Idreiss, film egiziano al concorso in concorso al Festival internazionale del Cinema del Cairo (fino al 24 novembre). Con retorica, Idreiss affronta un tema molto sentito su entrambe le sponde del Mediterraneo. Si tratta, ha ricordato il ministro dell'Immigrazione egiziano, Nabila Makram, all'inizio della proiezione ''della prima pellicola che racconta il problema dell'emigrazione e lancia un messaggio al nostro governo''.

Centinaia di egiziani privi di speranza e disposti ad abbandonare tutto per cercare un futuro migliore fuggendo in Europa. Come Magdi e Said, giovani uomini pronti a lasciare le famiglie e le campagne dove vivono, perché senza prospettive. Un contesto di privazioni e povertà, dove trovare i soldi necessari ad affrontare la traversata in mare rinsalda i legami familiari e di amicizia fra i protagonisti. Ma c'è anche il business dello sfruttamento dell'immigrazione, raccontato nel film attraverso il calvario che questi uomini - privati dei loro documenti, e della loro identità e dignità, da passeur e scafisti privi di scrupoli - devono affrontare con la prospettiva di un viaggio in mare da cui quasi nessuno si salverà. ''Il mio messaggio - ha detto in conferenza stampa il regista - è quello di chiedere al governo egiziano di fare qualcosa per questo Paese. Deve dare opportunità ai giovani''.

Ma, aggiunge, non è un film per dissuadere. ''La gente - replica - partirà con o senza di me e il mio film''. Intanto il suo lavorto, alla sua prima proiezione al Cairo, è stato accolto con calorosi applausi dal pubblico egiziano. Il suo racconto avrà forse il merito di portare per la prima volta sul grande schermo il tema dell'immigrazione clandestina egiziana verso l'Italia - gli viene fatto osservare - ma non giustifica ricostruzioni fantasiose e rappresentazioni offensive e stereotipata dei guardacoste italiani, che ogni giorno mettono in pericolo le proprie vite per trarre in salvo i disperati.

''In tutti i Paesi - replica all'ANSA il regista - esistono polizie corrotte. Nel mio film ho voluto raccontare il traffico illegale dei clandestini e il business che c'è dietro''.

(ANSAmed).

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