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Un web-magazine per dare voce alle donne dell'Islam

L'idea della regista norvegese di origine afghana Deeya Khan

Redazione Ansa

RABAT - C'è un nuovo magazine on line che darà conto delle voci femminili dell'islam. 'Sister-hood', fondato dalla regista premiata con un Emmy, Deeya Khan, si è affacciato al web dopo mesi di gestazione. Raccoglie e propone le più diverse voci del mondo islamico femminile.

"Quelle di donne che - si legge nell'editoriale - stufe di far parte delle notizie come vittime, come spose di jihadisti, o indossatrici di velo e di hijab, puntano a tornare al centro del dibattito". Il sito d'informazione raccoglierà testimonianze, come quella che pubblica di una donna esclusa dal funerale di suo padre, coraggiose prese di posizione, come la testimonianza della femminista che si è tolta il velo per un giorno, notizie e dibattiti. Il tentativo, spiega nell'editoriale la fondatrice cresciuta in Norvegia, in seno ad una famiglia afghana, è quello di mantenere viva la storia dei diritti e di chi si è battuto per essi, per rivendicare idee che oggi, nel silenzio di voci femminili e nel vuoto d'informazione, sembrano radicali. L'ideatrice del sito non è nuova a iniziative simili. Nel 2007 aveva lanciato una piattaforma di condivisione musicale per giovani artiste musulmane. Un gesto a suo modo rivoluzionario, perché sono in molti nel mondo arabo a credere che le donne debbano restare relegate nei confini della femminilità delineata dagli ortodossi.

Nel 2015, inoltre, la regista ha organizzato una conferenza internazionale a Oslo per celebrare la creatività e l'attivismo di donne del mondo islamico. E proprio dalla risposta così partecipata di quell'iniziativa è nato Sister-hood. Tra i suoi collaboratori si annoverano religiose praticanti, ex devote, ma anche agnostiche. Scrive ancora Deeya Khan: "Mi chiedono sempre: che fine ha fatto la resistenza femminile contro le ingiustizie, le oppressioni politiche o religiose che siano? Eccoci, siamo sempre state qui". Sostenuto da Fuuse, la società di produzioni della regista, questo nuovo progetto editoriale si regge sui fondi di volontari, ma siccome è un progetto non-profit non ospita pubblicità.

Al momento sul sito si possono leggere gli articoli, tra gli altri, della scrittrice egiziana Nawal el-Sadaawi, un'icona del femminismo arabo, della giornalista israeliana naturalizzata italiana, Rula Jebreal, della docente di diritto internazionale Karima Bennoune, di origine algerina, con cattedra in California, della blogger musulmana statunitense Amani, Sanam Nuraghi-Anderlini, cofondatrice di ICAN, l'International civil action society Network, organizzazione attiva in Medioriente e nord d'Africa contro gli estremismi e i militarismi, della blogger britannica Halima Begum e dell'artista pakistana Sabba Khan. .

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