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Cinema: Viaggio da paura, fra commedia e guerra siriana

In Italia il road-movie arabo di Mostafa campione incassi in Mo

Redazione Ansa

(di Francesca Pierleoni) - ROMA - Di commedie/road movie su amici che partono insieme per ritrovare l'armonia perduta ce ne sono tante, ma in Viaggio da paura di Alì F. Mostafa, in sala il 12 maggio con Cineama, la prospettiva è decisamente inedita.

C'è anche la Siria in piena guerra, con tanto di incontri pericolosi con esercito e ribelli, tra le tappe dei tre protagonisti ventenni, ex compagni di liceo. Sono Yousef detto J (Fahad Albutari), saudita che aspira a fare il dj; l'egiziano Rami (Shadi Alfons), blogger e attivista da salotto; il siriano, figlio di diplomatici e prossimo padre, Omar (Fadi Rifaai).

Un viaggio dagli Emirati Arabi Uniti al Libano, in omaggio a Hadi, un loro amico morto 18 enne sotto i bombardamenti su Beirut del 2006.

Il film è campione d'incasso in Medio Oriente, dove è stato distribuito in nove Paesi del Golfo, (''un record'' dice il produttore Paul G. Baboudjian). "I protagonisti sono arabi molto occidentalizzati che hanno perso la loro identità - spiega il regista, classe 1981, che ha padre emiratino e mamma londinese -. Volevo fargli attraversare diverse realtà mediorientali, gli ostacoli riflettono i loro cambiamenti.

Partono da una città ipermoderna come Dubai, e passano per la tradizionalista Arabia Saudita, il patrimonio storico della Giordania, fino alla famosa vita notturna di Beirut''. In Siria (le scene sono girate in Giordania, ndr) incontrano l'ostacolo maggiore, la guerra: ''ho deciso di parlarne sia perché geograficamente era un passaggio obbligato, sia perché volevo affrontare l'attualità senza evitare uno dei nodi più drammatici in Medio Oriente". Nella strada verso la pace, il cinema "può produrre un cambiamento. E' il più potente dei media nel raccontare al di là dei pregiudizi, l'incontro fra culture, quanti siano i punti di contatto. Noi possiamo fare decine di film che ne parlino, ma l'importante è motivare il pubblico ad andarli a vedere''.

Viaggio da paura, che gli Emirati Arabi Uniti hanno prodotto con Arabia Saudita e Giordania, vuole anche andare oltre i cliché sui musulmani: ''Racconto le persone con cui sono cresciuto, non quelle che rappresentano, sempre nello stesso modo, i media'' aggiunge il cineasta.

L'accoglienza è stata ottima: ''Abbiamo avuto problemi di censura solo in Kuwait, per la scena in cui i protagonisti vengono scambiati da due poliziotti sauditi per partecipanti a un festino gay nel deserto'' spiega il produttore. E in Arabia Saudita non ci sono state reazioni? ''Lì non ci sono proprio sale cinematografiche, chi vuole vedere un film va in un altro Paese - risponde Mostafa-. Un peccato, perché vista la loro ricchezza e il numero di abitanti ci avrebbero fatto comodo come spettatori''. 

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