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Libri: 'Un amore ad Auschwitz', la storia di Edek e Mala

Francesca Paci racconta vicenda straordinaria e dimenticata

Francesca Paci: Un amore ad Auschwitz

Redazione Ansa

(ANSAmed) - ROMA, 28 GEN - Un amore nato e cresciuto nel campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau, e riuscito persino a sfuggire ai crematori e al filo spinato, anche se per poco. E' la drammatica storia d'amore e morte del prigioniero politico Edward 'Edek' Galinski e dell'ebrea Mala Zimetbaum, raccontata da Francesca Paci in 'Un amore ad Auschwitz - Edek e Mala: una storia vera' (Utet, pagg. 208, 14 euro).

La vicenda, fino ad oggi praticamente dimenticata, riporta alla memoria l'incontro tra Edek, un polacco tra i primissimi deportati ad Auschwitz, e Mala, ragazza bella e colta (grazie alla sua conoscenza delle lingue viene impiegata dalle SS come interprete e traduttrice), il legame che si stringe tra loro e la determinazione a cercare una via di fuga, contro ogni possibilità di successo. Eppure, nonostante la macchina della morte che sta sterminando centinaia di migliaia di vite, i due riescono a scappare, il 24 giugno del 1944. Lui, con indosso una divisa tedesca, lei, travestita da prigioniero condannato ai lavori forzati.

Quello che segue non è un lieto fine, "come talvolta accade alle favole vere", scrive Paci, giornalista de La Stampa: i due vengono catturati e poco dopo finisce la loro vita e la loro fuga verso la libertà. Una storia, la loro, che dopo aver avuto una certa notorietà dopo la fine della Guerra è ben presto sparita dalla memoria collettiva, per cause diverse. Primo Levi, ne I sommersi e i salvati, scrive (citato da Paci nel libro): "A illustrare quale impresa disperata fosse una fuga, ma non solo a questo scopo, ricorderò qui l'impresa di Mala Zimetbaum; vorrei infatti che ne rimanesse la memoria".

Il libro di Francesca Paci - ben documentato tra testimonianze ed analisi di documenti "anche se non si tratta di una ricostruzione storica", afferma l'autrice - fa sì che questo obiettivo sia raggiunto: "Sono orgogliosa di raccontare la storia di Mala e Edek - scrive - non perché sia più importante o commovente dei milioni di altre storie sterminate dai nazisti, ma perché parlando d'amore parla di qualcosa che anche chi non ha avuto esperienza del campo può comprendere e dunque perpetuare quando gli ultimi protagonisti non parleranno più". (ANSAmed).

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