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Bosnia: un libro per tenere viva la memoria

Esce 'Viaggio su resti guerra pace e vergogna' giornalista Curzi

Redazione Ansa

(ANSA) - ANCONA, 28 OTT - Dopo la ratifica degli Accordi di Dayton, nel cuore dei Balcani restano ferite profonde. E anche se ormai l'artiglieria che per quattro anni ha tenuto sotto scacco Sarajevo, cercato di spezzare la strenua resistenza di Goražde e raso al suolo Vukovar oggi tace, anche se le testimonianze della vergogna sono state rimosse, i fantasmi aleggiano ancora su quest'area martoriata. A tenere viva la memoria esce ora per i tipi della Infinito edizioni 'In Bosnia.

Viaggio sui resti della guerra, della pace e della vergogna' del giornalista Pierfrancesco Curzi.

Il libro, che sarà presentato il 29 ottobre ad Ancona nella libreria Mondadori Gulliver, punta a tenere accesa la luce su una delle pagine più drammatiche della storia del Novecento, e a fornire un contributo di chiarezza sulle responsabilità, rifiutando l'assioma "tutti colpevoli, nessun colpevole". Una testimonianza 'on the raod', con prefazione di Riccardo Noury, introduzione di Pino Scaccia e postfazione di Luca Leone - con un testo di Stefano Citati - di un cronista-scrittore che da anni, instancabilmente, batte strade estreme viaggiando soprattutto in aree 'marginali' o che non hanno la giusta visibilità. Curzi, giornalista al Resto del Carlino di Ancona e autore di reportage da tutto il mondo, in particolare dall'Europa orientale, su Il Fatto Quotidiano, è stato anche osservatore internazionale durante le elezioni in Guatemala e in Nicaragua. Nel 2014, per Italic Pequod, ha pubblicato il romanzo di viaggio 'Stanno tutti bene', dedicato in larga parte al genocidio ruandese. "Ricordo una parola ricorrente: sumnja. Significa sospetto - scrive Scaccia nell'introduzione a 'In Bosnia' - e racchiude da sola il senso di una guerra sanguinosa, infinita, sporca, seguita subito dopo da un'altra parola che ne è stata la conseguenza: osveta, vendetta. Centinaia di migliaia di morti. E anche adesso, forse, dolorosamente, solo una pace finta". Per Noury, portavoce di Amnesty International Italia, "Curzi ci ricorda che in guerra non è scontato che i buoni stiano tutti da una parte e i cattivi dall'altra e che frasi come 'le responsabilità vanno ripartite in modo condiviso' costituiscono l'anticamera del negazionismo". (ANSA).

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