(di Cristoforo Spinella) (ANSAmed) - ISTANBUL, 4 SET - Dal mar
Nero alle Isole dei Principi sul mar di Marmara, la 14esima
Biennale di Istanbul che si apre domani attraversa la metropoli
sul Bosforo intorno al tema "Acqua salata: una teoria delle
forme pensiero". Con 36 spazi espositivi e oltre 1.500 opere di
più di 80 artisti dai cinque continenti, prende così il via la
manifestazione artistica organizzata dalla Fondazione per le
Arti e la Cultura di Istanbul (Iksv) che è diventata sempre più
influente negli ultimi anni. Numeri importanti in un'edizione la
cui curatrice, Carolyn Christov-Bakargiev, spiega di "non aver
selezionato nulla", perché per lei "è un concetto politicamente
inaccettabile: il mio è stato un processo di aggregazione". E in
effetti la politica sembra segnare profondamente le scelte di
questa Biennale, aperta al pubblico fino al primo novembre.
Soprattutto per quella forte, nell'anno in cui tra mille
polemiche si commemora il centenario del genocidio armeno, di
portare l'attenzione sulla loro eredità artistica e culturale in
Turchia. Così tra i luoghi proposti ai visitatori c'è l'ufficio
di Hrant Dink, il giornalista turco-armeno fondatore del
giornale bilingue Agos assassinato in pieno centro a Istanbul
nel gennaio 2007. O anche il Museo dell'Innocenza del premio
Nobel Orhan Pamuk - tra i primi a parlare pubblicamente di
genocidio armeno in Turchia - che ospita due dipinti di Arshile
Gorky, padre dell'espressionismo astratto sopravvissuto ai
massacri degli armeni nel 1915.
"L'arte ha la capacità di scuotere le coscienze, e in questo
senso la Biennale è molto tempestiva", commenta
Christov-Bakargiev, origini anche italiane, che ha già curato la
Biennale di Sidney e da gennaio dirigerà il Castello di Rivoli e
la Gam di Torino. Non è casuale dunque l'impronta italiana, con
il Liceo italiano di Istanbul e Casa Garibaldi volute tra le
sedi espositive. E non mancano neppure gli artisti nostrani, da
Giovanni Anselmo alla giovane Elena Mazzi. Smentite invece le
voci che volevano la presenza di Toni Negri. Christov-Bakargiev
non si tira indietro neppure di fronte alle polemiche per le
richieste, giunte ad alcuni artisti, di sospendere l'accesso ai
propri lavori per 15 minuti per denunciare le violenze contro la
popolazione curda nel sud-est della Turchia: "Sono assolutamente
liberi di farlo. Certo, sono scettica sulla possibilità di
influenzare i politici. Preferisco occuparmi di arte".
Tra le location proposte c'è anche Buyukada, la più grande delle
Isole dei Principi sul mar di Marmara al largo di Istanbul.
Ancora una volta con una meta molto simbolica: la casa dove ha
vissuto Lev Trozkij dal 1929 al 1933, la cui presenza ha
ispirato anche un'installazione dell'artista William Kentridge.
"Io non la conoscevo. A farmela scoprire - racconta la curatrice
- è stato proprio Orhan Pamuk, che su quell'isola trascorre le
sue estati". (ANSAmed).
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Al via "Acqua salata", 14° Biennale di Istanbul
Tra Bosforo, armeni e Trozkij. Con un pizzico d'Italia