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Musica: Amir Issaa, con mio rap 'Non sarai mai solo'

Esce il 2 giugno l'ep 'Un quarto d'ora di celebrità'

AMIR ISSAA

Redazione Ansa

(ANSAmed) - MILANO, 29 MAG - "Se senti freddo ti darò una mano senza sapere da dove è che arrivi" rappa Amir Issaa in 'Non sarai mai solo', uno dei pezzi dell'ep '"Un quarto d'ora di celebrità", in uscita il 2 giugno. Il rapper con madre italiana e padre egiziano, nato in una borgata romana, è stato . .nerazione, ma in questo nuovo lavoro, che prelude all'album in uscita a settembre, allarga lo sguardo a tutto il fenomeno dell'immigrazione. "Scrivendo questo pezzo, che potrebbe essere accusato di essere buonista - racconta Amir, che ha presentato una petizione su Change.org per lo Ius Soli - pensavo alle stragi di barconi nel Mediterraneo e al fatto che tutti potremmo trovarci in situazioni simili. Non possiamo aiutare solo chi abita o è nato in Italia, siamo tutti esseri umani, a me non interessa la provenienza, la mia porta di casa è sempre aperta per chi è in difficoltà". Un atteggiamento che negli anni ha portato ad Amir più di qualche critica nel suo ambiente: "un ragazzo ha lasciato scritto un pezzo rap razzista sulla mia pagina facebook, c'è molta confusione tra chi ascolta questo genere ma se fai rap - sottolinea - non puoi essere razzista". E Amir lo sa bene visto che da anni segue il progetto Potere alle Parole promosso da Unar (Unione nazionale antidiscriminazioni razziali) e dall'Associazione Il razzismo è una brutta storia: "il rap aiuta i ragazzi a trasformare la rabbia in creatività, la musica può essere un mezzo efficace per esprimersi e fare uscire i mostri che gli adolescenti hanno dentro". Un lavoro in cui il rapper porta la sua esperienza personale: "sono cresciuto in periferia, con un padre detenuto ed ero molto arrabbiato, ma sono riuscito a sfogare la mia rabbia nella musica e vedo che funziona anche per i ragazzi di oggi, che si esprimono con gli emoticon e sono alla ricerca più della fama che del fare musica". Di questo parla la canzone che dà il titolo all'ep, ricordando ai giovani che "alla fine chi resta è chi comunica qualche cosa oltre alla propria autocelebrazione". Anche per questo "io il rap lo farò sempre, a prescindere da numeri e classifiche, perché mi fa stare bene" e aiuta a veicolare messaggi sociali come quello della cittadinanza ai giovani nati in Italia: "dicono che non è una priorità, ma aiuterebbe: io ho sempre reagito al razzismo ma c'è chi è più chiuso e magari in moschea viene fatto sentire a casa". Per le sue idee "mi hanno invitato spesso in tv, ma non mi presto a questo gioco, la tv - conclude il rapper che il 13 giugno sarà ospite al Suq festival di Genova - non è adatta per parlare di certe cose". (ANSAmed).

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