(di Diego Minuti)
(ANSAmed) - ROMA, 22 APR - Il progetto si chiama Rumi e non
ha nulla a che vedere con il mistico persiano che ha fortemente
influenzato il sufismo. Rumi in Marocco è l'acronimo di un
progetto che, sostenuto fortemente dai docenti, ha come
obiettivo quello di allargare l'accesso all'università,
aprendone le porte a tutti, compresi coloro che oggi, per
molteplici motivi, ne sono esclusi.
''Rumi'' sta per Rete delle università marocchine per
l'insegnamento inclusivo ed è sostenuto economicamente (con uno
stanziamento di 800 mila euro) dalla Commissione europea che ha
anche aperto la strada alla collaborazione di prestigiosi atenei
del Vecchio Continente.
La situazione nelle università marocchine, al di là della
possibilità offerta, sulla carta, ad ogni studente di proseguire
proficuamente nel cammino accademico, nei fatti si dimostra
difficile per molti soggetti che non riescono a superare quelli
che per altri ragazzi sono normali ''ostacoli'' lungo la strada
verso la laurea.
Ma per alcune ''categorie'', come vengono chiamate, il
cammino è arduo e spesso finisce per escludere i ragazzi dalla
vita universitaria, se, ad esempio, appartengono a popolazioni
subsahariane, sono portatori di handicap, vengono da comunità
rurali o sono di origine modesta.
Per fare sì che l'università sia veramente aperta a tutti,
indipendentemente dall'origine o dalla condizione fisica, il
progetto sta portando avanti una raccolta sistematica e
ragionata delle esigenze degli studenti al fine di farne la base
di una serie di proposte da avanzare ai ministeri competenti.
L'elaborazione delle proposte, pur se marcia speditamente
nonostante esse siano variegate e talvolta inconciliabili tra di
loro, vedrà i suoi effetti già a partire dal 2016,
Una università inclusiva, quindi, per rendere migliore la
vita accademica degli studenti, ma soprattutto per dare loro le
competenze necessarie per proporsi sul mercato del lavoro con
buone possibilità di esserne accolti.
Al progetto Rumi stanno partecipando otto università: la
Abdelmalek Essaâdi di Tétouan; la Mohammed Ier di Oujda; la
Moulay Ismaïl di Meknès; la Ibn Tofail di Kénitra ; quella
internazionale e la Mohammed V di Rabat; la Cadi Ayyad di
Marrakech (quest'ultima inserita tra i 400 atenei migliori al
mondo); la Sultan Moulay Slimane di Béni Mellal; la Ibn Zohr
d'Agadir.
Insieme, significativamente, coprono tutto il Regno, a
conferma che non si vuole escludere alcuna porzione di
territorio, e quindi di studenti, da una opportunità sino a ieri
non concessa o addirittura negata.
(ANSAmed).
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Marocco:professori e Ue insieme per una università inclusiva
Otto atenei partecipano a progetto Rumi, finanziato da Europa