(di Cristiana Missori)
(ANSAmed) - ROMA, 6 FEB - Mentre l'Occidente si interroga su
come arrestare la lucida barbarie dell'Isis, la Siria continua a
morire. Bambini, donne e uomini. Insieme a loro, 14 secoli di
convivenza tra musulmani e cristiani e un immenso patrimonio
culturale che lentamente si sbriciola sotto gli occhi
dell'umanità. A Roma, da ieri sera, una piccola mostra
fotografica - promossa dalla Comunità siriana in Italia in
collaborazione con l'Associazione di volontariato europeo Sol.Id
- ospitata negli spazi adiacenti alla Basilica greco-melchita di
Santa Maria in Cosmedin, cerca di mantenere acceso un faro sulla
terribili devastazioni di questo inestimabile patrimonio
archeologico e artistico, avvenute in 4 anni di guerra civile.
In tutto 40 scatti, inviati dal ministero del Turismo siriano,
che parlano di un prima e di un dopo. Un raffronto impietoso di
come erano e di come sono: la città vecchia di Damasco, Palmira,
il vecchio suk e la chiesa evangelica di Aleppo; l'antica
moschea di Khalid ibn Al Waleed e la chiesa della Cintura della
Vergine di Homs; la moschea di Al Omari nella città meridionale
di Bosra e Krak des Chevaliers. Sono trecento, ricordano i
promotori, i siti archeologici danneggiati in tutto il Paese, di
cui 24 totalmente distrutti. Numeri ufficiali, da cui sono
sicuramente esclusi tanti altri luoghi di cui non si hanno al
momento informazioni. E ancora, decine di opere d'arte trafugate
dai terroristi per finanziare le loro attività. Alcune delle
quali ritrovate e restaurate, come alcuni scatti mostrano. ''Un
furto che viene commesso a danno dell'intera umanità'', ha
ricordato aprendo l'incontro dal titolo ''Libertà o
terrorismo'', che ha seguito l'apertura della mostra, mons.
Hilarion Capucci, arcivescovo di Gerusalemme. Un Paese ''un
tempo ponte tra Occidente e mondo arabo, luogo di convivenza tra
religioni, trasformato da paradiso a vero inferno'', ha ripetuto
con profondo rammarico l'anziano religioso. Secoli di convivenza
tra fedi diverse spazzati via così.
''Il vero tesoro dell'umanità che deve essere salvato è il
popolo siriano'', ha voluto sottolineare dal canto suo mons.
Mtanious Haddad, archimandrita cattolico greco-melchita. ''E'
quel Paese a cui vogliamo tornare, quello in cui musulmani e
cristiani vivevano insieme. Una convivenza lunga 14 secoli, un
modello di dialogo interreligioso e di ecumenismo che va
salvato''. Gli scatti, ha proseguito, ''mostrano che non
esistono differenze per i terroristi: le chiese come le moschee
vengono abbattute indistintamente. Chi distrugge e colpisce è
senza religione''. Un senza Dio. La chiave per uscirne, è tutta
politica, dice. ''Semplice'', sostiene. ''Chiudendo le frontiere
della Turchia, chiudendo le porte alle ricchezze del Qatar e al
flusso di denaro dell'Arabia Saudita. Solo così la Siria verrà
salvata. Solo a quel punto potremo ricostruire il Paese''.
Gli occidentali, gli fanno eco l' l'ambasciatore iracheno
presso la Santa Sede, Habeeb Al Sadr, e l'Hasan Ramdan
(dell'Alta commissione degli scienziati islamici in Siria),
devono intervenire con maggiore forza e sostenere la Siria e
l'Iraq in questa lotta contro il terrorismo. O presto il
terrorismo lo avranno in casa''. L'Isis, sostengono, ''è un
vostro prodotto''.
Le foto rimarranno esposte fino alla domenica 15 febbraio
quando verrà officiata da mons. Capucci una messa per la pace in
Siria. (ANSAmed).
Leggi l'articolo completo su ANSA.it
Siria:a Santa Maria in Cosmedin foto ricordano distruzioni
Una mostra a Roma per non dimenticare 4 anni di guerra civile