(ANSAmed) - ATENE, 13 NOV - Sarà quasi certamente uno
scheletro a risolvere i tanti enigmi che ancora aleggiano
sull'imponente monumento funebre riportato alla luce lo scorso
agosto nella località di Kastà, presso Amfipolis (Grecia
settentrionale) e che, secondo vari esperti, era stato
realizzato per conservare le spoglie di qualche famigliare del
condottiero macedone Alessandro Magno oppure un alto dignitario
della sua corte. Secondo molti esperti, comunque, è da escludere
in modo quasi assoluto che nella tomba, che ha una circonferenza
di circa 500 metri, sia stato sepolto il grande conquistatore:
"Non si tratta della tomba di Alessandro Magno perché egli è
stato sepolto ad Alessandria ed è lì che il mondo intero cerca
la sua tomba", sostiene Nicola Bonacasa, docente di Archeologia
all'Università di Palermo.
Per quanto riguarda l'ipotesi che si tratti della sepoltura
di Roxane (la principessa bactriana che fu la prima moglie del
celebre condottiero), anche questa è stata presto abbandonata.
Del resto Cassandro - che la uccise insieme con suo figlio
Alessandro IV per salire sul trono macedone - difficilmente,
secondo gli esperti, avrebbe costruito per lei un monumento così
grandioso. Per quanto riguarda poi Alessandro IV, di cui si è
anche parlato come probabile ospite della tomba, egli venne
sepolto a Vergina.
I resti umani, come reso noto dal ministero greco della
Cultura, sono stati rinvenuti nella terza sala sotterranea da
poco scoperta: erano sparpagliati a terra in un ambiente a otto
metri di profondità sotto la stanza più interna del monumento.
Non è stato ancora accertato il sesso del defunto, cosa che
potrebbe portare alla soluzione del principale mistero nella
tomba monumentale, ovvero l'identità della persona che vi fu
sepolta. A questo penseranno appositi esami antropologici e del
carbonio 14 oltre alle analisi del Dna che saranno eseguiti in
laboratori specializzati in Grecia e dai quali si attendono
risposte in un periodo variabile tra pochi giorni e tre mesi.
Secondo i responsabili del laboratorio di archeometria a
disposizione dei ricercatori, oltre ad accertare il sesso del
defunto, sarà possibile in meno di tre mesi, determinare con
un'approssimazione di 20 anni il periodo in cui è vissuto,
ricavare informazioni circa il luogo dove è vissuto, conoscere
la sua alimentazione e se soffriva di qualche malattia. Dagli
esami si potranno anche accertare anche le cause della morte.
Sarà però più complesso, se non impossibile, determinare
grazie al Dna eventuali collegamenti con la famiglia reale di
Alessandro Magno. Secondo il quotidiano Etnos, infatti,
esisterebbe una banca di dati genetici delle salme ritrovate
nelle tombe reali di Vergina, nei pressi di Salonicco, dove
negli Anni '70 venne scoperta la sepoltura di Filippo II, il
padre di Alessandro. Da parte sua, invece, il giornale Ta Nea
taglia corto scrivendo che il Dna di Filippo II non esiste.
(ANSAmed).
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Grecia: uno scheletro risolverà enigmi tomba di Amfipolis
L'antico monumento funebre riportato alla luce in Macedonia