(ANSAmed) - ROMA, 17 OTT - Un gruppo di giovani 'ribelli
senza una causa', sfaccendati ed arrabbiati contro tutto e tutti
nella Germania dell'est tre anni dopo la caduta del muro di
Berlino, un centro accoglienza immigrati troppo affollato, una
piccola comunità di stranieri che tenta di integrarsi. Sono
questi gli ingredienti esplosivi dei drammatici fatti di Rostock
nel 1992 quando una folla capitanata da neonazisti appiccò il
fuoco a un palazzone abitato da immigrati vietnamiti, dopo che
nel quartiere la tensione era esplosa attorno all'arrivo di
molti immigrati da Romania e Bulgaria.
A quella vicenda, che scioccò la Germania è dedicato 'Wir
Sind Jung. Wir Sind Stark' (Siamo giovani, siamo forti) del
giovane regista tedesco di origine afghana Burhan Qurbani, in
concorso al Festival del Film di Roma. Girato in un drammatico
bianco e nero (solo nel finale, con l'assalto al palazzo degli
immigrati e l'incendio, con la polizia che se n'era andata,
arriva il colore), il film segue la giornata di Stefan - figlio
di un pavido politico progressista locale - ed i suoi amici, che
trovano un senso alla loro vuota esistenza nell'odio verso gli
stranieri e in una confusa nostalgia per il nazismo.
Dall'altro lato c'è Lien, giovane vietnamita che vuole
integrarsi e che invece vede sfumare tutto il suo impegno nel
turbine di violenza in cui viene risucchiata.
In un momento, come quello attuale, in cui l'immigrazione
rischia di diventare il parafulmine di tanti europei toccati
dalla crisi, il film di Qurbani è una lezione sui rischi di
questi periodi di 'transizione' - proprio come la Germania del
1992 - in cui l'orizzonte futuro non è chiaro e le minacce (vere
o percepite) del presente rischiano di innescare pericolose
minacce.
Qurbani dà alla pellicola un doppio tono, quello del
reportage giornalistico - le tv accese con le notizie della
tensione che sale sono un leit motiv del film - e quello della
narrazione delle dinamiche nel gruppo di giovani arrabbiati, che
alla fine si uniscono (quando arriva il colore) dopo
un'intervista televisiva di Stefan e gli altri, in cui i ragazzi
confessano all'unisono di "non avere sogni".
Un ritratto spietato di una crisi di valori, umana, sociale,
che somiglia in maniera inquietante all'attuale. (ANSAmed).
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Cinema: al Festival di Roma, la lezione violenta di Rostock
Burhan Qurbani racconta la rivolta anti-immigrati del 1992